STRATEGIE DELLA NARRAZIONE DAL CINEMA CLASSICO AL MODERNO

Appunti non rivisti dal Relatore VINCENZO BUCCHERI - trascritti da Eleonora Damaggio.

Partendo dal presupposto che non è mai possibile dare delle datazioni rigide ed univoche, rifacendosi però al manuale di D.Bourduel "La storia del cinema e dei film", si può racchiudere il CINEMA CLASSICO nel periodo che va dal 1917 al 1960.

Il 1960 è una data fondamentale trasversalmente nelle varie cinematografie, soprattutto in quelle europee. Vedono la luce in quest'anno vede film come "L'avventura" di Antonioni, "La dolce vita" di Fellini, vede il debutto di Bertolucci e di Olmi.

La più grossa differenza che si può osservare nel cinema classico, rispetto al cinema delle origini, è il punto di vista da cui osserva lo spettatore; un punto di vista che diviene centrale , come a teatro si trova ora davanti alla scena , si è collocati nella "quinta fila". E' la grande trasformazione che porta il cinema ad essere visto come RACCONTO, come narrazione. Il cinema delle origini era libero, la macchina da presa dei Lumiere , come sottolinea Bourge nel suo "Il lucernario dell'infinito", riprendeva il mondo quasi senza un'organizzazione sottintesa, in modo casuale, senza uno schema preciso. Verso la metà degli anni dieci si andò però verso un'istituzionalizzazione del cinema , si iniziarono a rispettare regole precise che prima non esistevano, venne sempre più sottolineata l'importanza di un punto di vista centrale. Il 1915, con "Nascita di una Nazione " di Griffith, è sicuramente già il punto di arrivo del cinema precedente.

Il periodo 1917-1960, che noi abbiamo definito del CINEMA CLASSICO, contiene al suo interno delle differenziazioni: il passaggio dal muto al sonoro verso gli anni venti, l'uso del colore e l'abbandono quasi totale del bianco e nero, per nominare solo i cambiamenti stilistici più visibili. Tutto ciò, però, non ci impedisce di trovare a quegli anni un forte denominatore comune, un punto di enorme stabilità: il cinema visto sempre come RACCONTO e lo spettatore posto in una posizione centrale, compartecipe alla narrazione.

Vi sono 3 modi del MONTAGGIO che hanno permesso questa continuità narrativa, questo trasformare il cinema in un linguaggio universale leggibile da tutti gli spettatori, questi sono:

MONTAGGIO ALTERNATO: inizia ad essere usato già nel 1905-06 nel cinema americano. Vi sono degli stacchi tra luoghi diversi, ma non viene persa la continuità, anzi questa viene percepita dallo spettatore in maniera molto forte. L'esempio più classico che si può riportare è quello degli inseguitori e dell’inseguito in cui la macchina passa continuamente dagli uni all'altro, creando così nello spettatore un forte senso di suspence .Hitchcock in un'intervista rilasciata a Truffaut, spiegò la differenza tra SORPRESA E SUSPENCE, in quest'ultima lo spettatore conosce degli elementi della storia che rimangono ai personaggi sconosciuti, è dunque in una situazione di superiorità, di onniscienza, mentre la sorpresa è qualcosa che rimane sconosciuto sia ai personaggi che allo spettatore e che accade improvvisamente.
MONTAGGIO ANALITICO: suddivide lo spazio unico in inquadrature diverse, lo frammenta in maniera molto forte. Ciò è ottenuto tramite l'uso di :campi lunghi, primi piani, campi contro campi, particolari, dettagli. I film dei Lumiere venivano invece girati con la camera fissa davanti alla scena, con il passare degli anni si scoprirà invece quanto questa frammentazione dello spazio sia per lo spettatore avvincente.
MONTAGGIO CONTIGUO: mantiene costante la direzione del movimento per aiutare il pubblico a seguire le tracce dei rapporti tra spazi diversi, cioè per indicare che due spazi contigui sono vicini l'uno all'altro: i raccordi, secondo regole ben definite che non vengono mai infrante
L'aspetto più importante per il montaggio è che questo rimanga INVISIBILE.

In un film americano di H:Howard "Il grande sonno" del 1946 prendendo in esame una sequenza a caso ci si trova di fronte ad un'enorme frammentarietà, che comunque non rompe la continuità e che anzi ad riesce a trasmettere unità. Il cinema italiano degli anni venti era invece lentissimo, conteneva un terzo delle inquadrature rispetto a quello americano, quest'ultimo capisce infatti l'importanza della dinamicità. Il grande elemento di successo del cinema americano è sicuramente la rapidità. Un forte aiuto viene dato dai continui cambi di angolazione, dai movimenti sempre più sciolti della macchina da presa anche grazie all'uso di carrelli e di dolly. Il film classico normalmente era composto da 600-700 inquadrature.

Altro elemento importante del cinema classico è la nascita dei GENERI (MELODRAMMA, WESTERN, COMMEDIA, MUSICAL…),istituzionalizzati al loro interno, con delle regole ben precise da seguire, rispondevano sempre più alle richieste del pubblico e spesso venivano proprio costruiti in base alle tendenze maggiormente emergenti. E' questo infatti il primo periodo in cui il cinema coinvolge lo spettatore in livelli extra-cinematografici, con la nascita del fenomeno del DIVISMO. I rotocalchi, che verso gli anni trenta iniziarono a proliferare anche in Italia ( nascita di Anna , Grazia…), diedero sempre più spazio al mondo del cinema , pubblicando, ad esempio, a puntate la vita dei vari attori. Gli spettatori trovarono così una certa continuità anche fuori dalle sale cinematografiche; quell'attore o quell'attrice divenivano simbolo di un genere, di una tendenza.

Il film "Il cavallo d'acciaio " di J.Ford del 1924, che racconta la storia della costruzione di una ferrovia che attraversa l'America, è un esempio molto chiaro del montaggio alternato, lo spazio viene sempre centrato e si continua a passare dall'inquadratura della squadra che è partita dall'Atlantico a quella della squadra partita dal Pacifico, per concludere con l'inquadratura finale che esalta l'incontro delle 2 squadre.

Il cinema classico non è però tutto così e al suo interno si vedono degli elementi di rottura forti, riscontrabili nelle AVANGUARDIE. L'avanguardia sovietica e in particolar modo Ejzenstejn non usano più la contiguità. Inoltre il montaggio pur essendo centrale vuole dare spesso alle inquadrature un significato intellettuale, basti come esempio "Ottobre" di Ejzenstejn in cui viene prima inquadrato Kerenskj e subito dopo un pavone, significato che trascende il puro piano del fenomenico.

Altri cambiamenti sono riscontrabili in alcuni autori americani come Orson Welles. "Quarto potere", film del 1941 pur essendo collocato nel pieno classicismo, contiene al suo interno delle linee che rompono con la continuità stilistica di quel periodo. Usando obiettivi nuovi Welles mette a fuoco più soggetti in una scena sola, rompe la profondità di campo. Inoltre nel "Infernale Quilan" del 1958, il famosissimo piano sequenza iniziale, riprendendo la realtà in continuità, rompe decisamente con l’elemento tipico della classicità che è la frammentazione.

Un punto ben preciso di rottura con il classicismo si può ritrovare nel NEOREALISMO ITALIANO, anche se questo periodo si esaurirà in maniera molto veloce trovando già la sua morte nel 1948. Film di questo periodo sono:

SCIUSCIA’ di De Sica del 1946, in cui però il forte desiderio di riproduzione della realtà, di ricerca spasmodica della verità viene in parte cancellato da molti particolari ricostruiti
ROMA CITTA’ APERTA di Rossellini del 1945 che però si staccò in parte dai principi ispiratori del Neorealismo avendo usato attori professionisti come la Magnani e Fabbrini

Vediamo da vicino alcuni delle principali caratteristiche del NEOREALISMO:

Il forte bisogno di concretezza, di realtà
La rappresentazione di una realtà che doveva essere CRONACA e non ricostruzione
Una predilezione per le riprese esterne
La volontà di usare attori non protagonisti

L’elemento che però definisce più di ogni altro il Neorealismo è il forte desiderio di non rimanere in disparte, ma la volontà di assumere una forte posizione a livello etico-morale. Abbiamo un fortissimo esempio di quanto detto in "Germania anno zero" film di Rossellini del 1947 che non riscosse un grande successo di pubblico, ma che divenne simbolo pregnante di questo periodo. Rossellini recatosi a Berlino con l’aiuto regista Lizzani, costruirà il film giorno per giorno, lasciandosi trasportare dagli eventi, non dando nulla già per definito, lasciando parlare i fatti reali, riprendo una Berlino distrutta. Un film questo che Rossellini dedicò al figlio morto, facendolo entrare nella "carne" degli spettatori, trasformandolo in CINEMA PARTECIPE, IDEOLOGICO.

Il 1960 fu un anno di grande fermento, furono molte le cose a cambiare e a portare alla definitiva scomparsa del classicismo e alla nascita del CINEMA MODERNO. Soprattutto in America, in quegli anni si assistette ad un calo molto forte degli incassi, le cui cause sono rintracciabili anche nella diffusione sempre più forte della televisione. Le sale cinematografiche, inoltre, accoglievano sempre più generazioni giovani mentre il pubblico più adulto, che forse prima era il maggior fruitore, preferiva ora la televisione. Nacquero presto delle risposte a livello tecnologico e narrativo per riuscire ad adeguarsi alle nuove richieste del pubblico. Un altro momento importante per l’avvento dell’era moderna fu Cannes del 1959. In quell’anno si assistette alla proiezione di film che non rientrarono nei normali canoni come "Quattrocento colpi" di Truffaut, "Hiroshima mon amour" di Alain. Si era di fronte a registi come Godard, Truffaut che erano molto consapevoli di cosa era il cinema , conoscevano la storia, non si improvvisano, ma si confrontavano continuamente sapendo essere molto critici , trovando i loro maestri nelle avanguardie sovietiche, nel neorealismo, in alcuni autori americani. I film non erano più anonimi, non ci si trovava più , come negli anni 20 o30, di fronte ad un dominio della casa di produzione, ma era ora il regista che sempre più metteva la sua firma , la sua impronta personale, che sapeva dettare le regole.

Gli elementi che rompono maggiormente con il cinema precedente, definito dai nuovi autori "cinema di papà", sono:

Il montaggio non più visto come continuità, ma con un forte accento alla DISCONTINUITA’
I nessi causali non obbligatoriamente esplicitati
La regola dei 180° dimenticata
La volontà di far capire al pubblico che si trova di fronte ad una finzione, ad un montaggio
Non vengono più tagliati i tempi morti , basti pensare a film come Blow up di Antonioni o "Week-end di Godard, in cui spesso non si racconta nulla.
Il cinema diviene metatestuale, riflessivo, ragiona sempre più su se stesso
Il montaggio è spesso sincopato
Si guarda in macchina cosa che prima non succedeva

I maggiori referenti sono:

Bertold Brecht
Ejzenstejn e il suo montaggio
La NOUVELLE VAGUE,di cui si possono ricordare le maggiori caratteristiche:

L’INESISTENZA DI UN DECOUPAGE PRESTABILITO
L’IMPROVVISAZIONE
RIPRESE ESTERNE
FARE FILM A POCO PREZZO
NO POSTSINCRONIZZAZIONE, SUONI IN PRESA DIRETTA
USO DI AUTORI ESORDIENTI(si creerà comunque un divismo pensiamo a Belmondo)
NO ILLUMINAZIONE
Gli esempi che si possono portare di CINEMA MODERNO sono film come:

HIROSHIMA MON AMOUR di RESNAIS del 1959 in cui la discontinuità è fortissima con continui passaggi sia spaziali che temporali. Un racconto, una finzione che si intreccia con il documentario, colorato da una continua carica polemica.
FINO ALL’ULTIMO RESPIRO di Godard con sceneggiatura di Truffault del 1960. Il montaggio è sincopato, il protagonista Belmondo si rivolge direttamente a noi guardando in camera. Lo stile non è più indifferente, ma diviene messaggio, non è neutro ,ma è il significato stesso.
BLOW UP di Antonioni del 1966 in cui in una foto al protagonista pare di scorgere un delitto, ma pur avendo ingrandito la foto la realtà continua a sfuggirgli. E’ forse più realistica la partita a tennis giocata senza pallina proposta alla fine del film?

Il cinema precedente è referente di questo nuovo mondo, ma lo è per romperne le regole. Ora il cinema è molto più indipendente, i costi sono minori e la realtà viene recuperata in una maniera predominante. E’ da ricordare il "New American Cine Group" molto attivo in questi anni e il nuovo mercato che si creò in America: le università, i circoli culturali e inoltre devono essere citate anche le numerose produzioni indipendenti. EASY RIDER , film di Hopper del 1969 riscosse un enorme successo e i costi furono molto bassi, circa 400 mila dollari, mentre gli incassi furono enormi. Dopo il successo di questo film i produttori americani cercarono di rivedere le loro posizioni e iniziarono a introdurre le tematiche giovanili, la discontinuità del montaggio, la ricerca della realtà. Altro film che può essere riportato come esempio di cinema moderno è "OTTO E MEZZO" di Fellini del 1962 in cui viene narrata la storia di un regista che non sa fare il suo film. Altro esponente italiano del modernismo è Pasolini; che non possedeva nessuna nozione di tecnica cinematografica .Questi registi del resto potevano contare sulla forte e tradizione del Neorealismo.

Sono molto importanti per il periodo oltre alla NOUVELLE VAGUE, il CINEMA NUOVO BRASILIANO, il FREE CINEMA INGLESE.

Il 1960 è un periodo ricco di Manifesti, come quello pubblicato nel 1962 da Oberausen del NUOVO CINEMA TEDESCO.

Si assiste inoltre ad una rilettura di molti generi tradizionali di Hollywood , tracciandone una mappa di lettura ideologica, l’esempio classico degli indiani non visti più come colpevoli, ricordiamo allora film come "SOLDATO BLU" di NELSON del 1970 o "PICCOLO GRANDE UOMO" di PENN dello stesso anno.

E’ impossibile trovare un momento preciso in cui il cinema moderno lasci il posto a quello POSTMODERNO, come è normale molte furono le contaminazioni, i prodotti che si trovarono al confine tra due grandi tendenze, ma forse anche se in maniera pur sempre approssimata l’avvento pieno del postmodernismo si può notare nel 1977 con un film come "GUERRE STELLARI " di LUCAS.

RAFFAELE DE BERTI è docente a contratto di Storia e critica del cinema presso l'Università Cattolica di Brescia. Ha scritto numerosi saggi per libri e riviste specializzate e ha curato alcuni numeri monografici, dedicati al cinema, della rivista "Comunicazioni Sociali", edita da Vita e Pensiero. Ha curato il volume Un secolo di cinema a Milano (Il Castoro, 1996) e, con Luigi Boledi, Luci del varietà. Pagine scelte (Il Castoro, 1999).
Corso di aggiornamento per insegnanti delle scuole elementari, medie e superiori promosso dall’Iprasein collaborazione col centro audiovisivi del Servizio Attività Culturali della Provincia Autonoma di Trento. Anno 2000.

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