INTERVISTA ad ALESSIO FAVA e MARCO SCOGNAMIGLIO di Guido Del Duca

Ho conosciuto Alessio Fava e Marco Scognamiglio tramite il loro blog http://dietrolacinepresa.splinder.it .. Nel loro diario telematico, Alessio e Marco raccontano giorno per giorno le tappe che portano alla realizzazione di un cortometraggio, in pratica la cronaca di un sogno che diventa realtà. Dai loro post, risalta evidente la passione di Alessio e Marco per ciò che fanno ed è per questo che, al momento di varare il primo numero di questa rivista, non ho avuto dubbi e ho chiesto subito a loro un'intervista. Nonostante fossero presi nel montaggio del corto, hanno trovato il tempo per rispondere fornendo moltissimi spunti di riflessione sul modo in cui bisognerebbe avvicinarsi al cinema e alla scrittura, e su come sia necessario vincere la tentazione di sentirsi arrivati e, soprattutto, la superficialità imperante. Vi lascio all'intervista e a questa frase di Marco Scognamiglio

“Sono ancora in movimento, ancora in macchina sulla strada dove quelli che vanno piano sembrano vogliano bloccarti, quelli che vanno forte vogliano solo superarti. Ma io, anche questa notte, tengo la mia andatura”

Domanda: Facciamo conoscenza. Volete presentarvi ai nostri lettori?

ALESSIO) Non vorrei essere prolisso quindi comincio subito…Alessio Fava, classe 76, diploma in maturità, corso di scrittura televisiva a Roma, “Accademia internazionale di arti e media” a Torino, diploma in regia alla “Scuola d'arte cinematografica” di Genova. Queste sono le uniche cose che non ho scritto sul blog “Dietro la cinepresa”.

MARCO) Marco Scognamiglio, 27 anni, co-sceneggiatore di ‘Un giorno da Re'

D: Parliamo di cortometraggi in linee generali. Parlo da profano, ma immagino che la difficoltà principale nello scrivere un corto sia il poco spazio a disposizione. Come si fa a concentrare in 10-15 minuti una vicenda e soprattutto l'idea che ne sta alla base?

ALESSIO) La scrittura pone le fondamenta sulle quali si costruisce poi il cortometraggio. Se la storia non c'è sulla carta allora non c'è niente da fare: il film non funziona. Non penso che ci siano delle regole per fare un corto: l'unica, non scritta, è quella di sconvolgere, nel finale, tutto ciò che si è fatto credere in precedenza.
Questo è quello che vedo solitamente in giro anche se, come ho detto, non è una regola! Tante volte si riesce a concentrare il tutto in quindici minuti perché si usa la metafora che aiuta a concentrarsi su piccoli avvenimenti che si riferiscono in realtà a cose più grandi.

MARCO) Dipende dalla storia: esistono dei corti anche solo di 3 minuti che contengono al loro interno un solo tema, che sviluppano un solo "argomento" a cui gli autori danno UN significato. Il nostro corto non ha nulla a che vedere con questo tipo di rappresentazione. Il nostro corto è un continuo passaggio di mano della "staffetta" del protagonista: E' stata dura concentrarlo in soli 14 minuti, non tanto in fase di montaggio, quanto a partire dalla sceneggiatura che doveva esser chiara e completa, di 15 pagine al massimo (una per minuto, grazie al software Sophocles) e contenente tutti i passaggi logici della vicenda, che come spero vedrete si apre a ventaglio su più protagonisti. Come si fa, mi chiedi ? Si buttano giù le idee e piano piano le si deve "scolpire" come un masso da cui sai che deve uscire la scultura che ti sei prefissato. Il problema è prefissarsela, la scultura: una volta che si hanno ben chiari i punti fondamentali che non potranno mancare (anche perché lo spettatore segua la vicenda e non si ponga alcuna domanda su di esse ad Alessio) allora si deve pensare a come renderli: alcune volte la resa cinematografica di un fatto è immediata e veloce sia per chi la pensa, sia per la sua effettiva rappresentazione; talvolta ci si deve scervellare: per questo io ed Ale ci trovavamo ogni due giorni al bar del Lingotto Gallery a dicembre...

D: Come nasce e come si evolve l'idea di un corto? Come si sviluppa nel momento in cui viene messa nero su bianco?

ALESSIO) L'idea parte nei modi più disparati: dall'osservazione distratta o attenta del mondo che ci circonda alla semplice intuizione. Non c'è comunque nessuna regola. A me, ad esempio, l'idea è venuta parlando con la mia fidanzata del fratello che era rimasto chiuso in casa e aveva dovuto chiamare i vigili del fuoco. Il resto è arrivato usando la fantasia e collegando gli avvenimenti; alcune cose sono anche uscite per necessità: infatti all'interno della storia ci sono dei momenti in cui devi inserire dei particolari perché “servono” allo svolgimento e alla comprensione della storia.
In ogni caso io tendo a buttare giù una scaletta degli avvenimenti che ho in testa, mettendo sulla carta già i collegamenti che ci possono essere. Poi sviluppo la storia punto per punto cercando di dare corpo e forza alla storia (trattamento).
Sul trattamento, poi, aggiungo particolari di scena, dialoghi e “colori” arrivando cosi alla sceneggiatura: questo facendo sempre attenzione a renderla il più visiva possibile, nel senso che dalle parole si deve intuire una certa immagine e solo quella.
Se ad esempio devo descrivere un tipo nervoso non posso scrivere: “Tizio e nervoso” ma dovrò scrivere ad es. “le dita di tizio si sfregano tra loro mentre lui si guarda intorno aprendo e chiudendo gli occhi. Il rumore di una porta chiusa lo fa girare di scatto…” ecc.: devo fare in modo di rendere “visivo” il racconto.
Questo è solo l'inizio anche perché, generalmente, una sceneggiatura si riscrive almeno 6-7 volte.

MARCO) “Un giorno da Re” è stato pensato da Alessio. Alessio è l'ideatore della vicenda. Una volta che l'idea di fondo c'era ed era anche già ben sviluppata, buttata giù sulla prima versione di sceneggiatura, allora Ale ha pensato di chiamare me. Perché io la leggessi, gliene dessi un parere. La prima volta, ricordo, l'ho ricevuta per mail: l'ho aperta e la sera stessa gli ho scritto quali cose mi piacevano tanto e ricordo di una piccola parte che io vedevo meglio in un altro modo: è partita così la nostra collaborazione: Ale mi ha detto "rivediamola " insieme, tutta ... E così ci trovavamo di giorno e di sera per pensare a cosa poter cambiare nella storia, tenendo conto dei mezzi a nostra disposizione: ci sono stati momenti difficili in cui pensavamo e ripensavamo a come potevamo risolvere in modo cinematografico le idee che ci venivano.

Per esempio non avremmo mai potuto affittare un vero palazzo signorile o dei cavalli o della carrozza per rappresentare la storia di una casa Reale (i Savoia) che aleggia sulla vicenda: è stata dura pensare a come far capire qual'era l'importanza iniziale dell'ex fidanzato di Luisa e come dare risalto all'anello: una volta risolta questa questione si è potuto descrivere il "soggetto" del film: anche se avevamo ben in mente l'intera storia nella sua globalità non potevamo addirittura ancora descrivere con precise parole - che nulla lasciassero trapelare sulla prosecuzione del film - quello che era il nostro soggetto. Voglio dire: avevamo ben chiaro nelle nostre menti il soggetto del corto, ma prima di scrivere il pezzo che sta ora nella colonna destra del blog e riguarda appunto il soggetto, è stata nostra preoccupazione prima di tutto renderci conto, da noi stessi, che tutto filasse bene nella sceneggiatura

D: Un'altra difficoltà connessa alla durata del corto credo consista nel riuscire a descrivere e caratterizzare i personaggi in uno spazio così breve. Quali sono le tecniche si scrittura che usate per raggiungere lo scopo?

ALESSIO) Le tecniche sono quelle scritte nei manuali (consiglio “Manuale della sceneggiatura cinematografica” di Luca Aimeri). Poi, nella realtà, una tecnica vera e propria, non c'è.
Per quanto riguarda “Un giorno da Re”, ho cercato, come ho detto prima, di caratterizzare i personaggi partendo dal loro modo di interagire col mondo esterno.
I gesti e le espressioni, più delle parole, testimoniano, sullo schermo, ciò che un personaggio ha dentro di sè. Per quanto mi è stato possibile, ho cercato di farlo.
Se, ad esempio, all'inizio di un film vedo un personaggio che ne picchia selvaggiamente un altro, di sicuro non penserò a lui come un debole da difendere e da compatire… il bello sarà poi sconvolgere l'idea che lo spettatore si fa, sia dei personaggi che delle situazioni…

MARCO) Ogni personaggio deve essere diverso dall'altro, caratterizzato per i suoi modi di fare, i suoi gesti rilassati o meno, le sue parole, i suoi vestiti, gli oggetti che ha con sè o che tocca. La scelta degli attori da parte di Alessio è stata fondamentale. Ognuno ha avuto un suo perché. Più che tecniche di scrittura bisogna andare alla ricerca del proprio uomo (o donna !!).

D: Dal soggetto alla sceneggiatura e dalla sceneggiatura alla pellicola. In queste fasi la storia subisce delle trasformazioni, e se sì, quali?

ALESSIO) Ho capito, questa volta più di altre, che la sceneggiatura non è mai la realtà e per lavorare bene sul set devi avere ben chiaro tutto quanto: ogni movimento e il suo perché, ogni inquadratura e oggetto, ecc. ecc. Logicamente non si deve cambiare troppo in fase di ripresa perché si rischia, alle prime armi, di non capire più nulla: credo che una buona sceneggiatura e un'ottima pianificazione delle inquadrature siano una buona base di partenza. In questo modo, sul set, possiamo cercare diversi punti di vista che non avevamo neanche immaginato. Infatti, quando vedi attraverso l'obiettivo, ti rendi veramente conto di tutto ciò che funziona e di quello che invece non va bene, ma, soprattutto, sul set arrivano un sacco di intuizioni dettate proprio dal momento (perché vivi in prima persona la storia).

MARCO) Prima di scrivere la sceneggiatura il soggetto che l'hai solo in mente. Ok puoi anche scriverlo, ma lo tieni per te, non lo renderesti mai pubblico proprio perché ancora "in fasce".

Almeno per noi è stato più facile buttar giù il definitivo soggetto, quello da pubblicare sul blog, solo una volta che la sceneggiatura era arrivata alla ennesima versione, versione accettabile per quanto riguardava lo svolgersi della storia. Perché il soggetto è davvero importante: non ti puoi permette di dire troppo o troppo poco nel soggetto: è la presentazione del lavoro prima che esso sia visto. Soggetto e sceneggiatura viaggiano relativamente insieme ma uno non è il riassunto dell'altra: non deve esserlo, per lasciare spazio alla visione del film.

Per quanto riguarda le modifiche subite in fase di realizzazione ne abbiamo parlato moltissimo sul blog: la presenza di preparatissimi collaboratori come dei bravi attori che davano sempre il loro parere, di una segretaria di edizione -Silvia- molto attenta, di un aiuto regista - Andrea –sempre presente sul set e pronto a dare la sua idea, di un aiuto operatore - Bibo- a dirci quale ottica era meglio usare, di una costumista - Elena- in grado di disegnare bozzetti poi presenti nel film, di un fonico - Gigi- che s'inventa una mascherina di carta per rendere le ombre del televisore sopra le luci di Egi: tutto questo ed altro che ora non mi viene in mente, ha permesso di cambiare in meglio quelle che erano le idee della sceneggiatura. E' così che si lavora , come un team dove ognuno mette il suo apporto. Sempre con la supervisione e l'assenso del regista. E' così che s'è creato un bellissimo rapporto fra tutti noi. Ci si parlava e ci si ascoltava. Era gradito l'interesse e la partecipazione di tutti.

D: Passiamo all'esempio concreto: il vostro corto ‘Un giorno da Re'. Ce ne volete parlare e descriverne la genesi? Quando e dove potremo vederlo?

ALESSIO) Il corto parla di tre “ladri” e di un furto che vogliono commettere. Ho messo la parola ladri tra virgolette perché non lo sono di professione. Nello stesso giorno Emanuele Filiberto di Savoia si sta per sposare…
Lo potrete vedere, penso, in tutti i festival italiani… sempre che venga accettato. In ogni caso, sul blog, metteremo, man mano, le indicazioni sui festival o le rassegne dove “Un giorno da Re” verrà proiettato.

MARCO) La prima versione della sceneggiatura è del dicembre 2003. L 'abbiamo girato in 3 week-end di fila in Aprile. Sotto Pasqua. Sono stati sei giorni di riprese in pellicola inframezzati dalla pioggia: e saranno messi in un film ambientato in estate, per fine giugno ‘04. Contiamo di mandarlo in giro per questa data.

D: Nel momento della messa in scena gli attori danno vita ai personaggi ed ai testi che fino a quel momento esistevano solo sulla carta e nella vostra fantasia. È la scrittura a doversi piegare alla recitazione o viceversa? Lasciate che l'attore dia la propria personale versione del personaggio od intervenite perché si attenga al modo in cui lo avete immaginato?

ALESSIO) Penso entrambe le cose. L'attore professionista dà sempre una sua interpretazione del personaggio e quindi si mette nei panni di chi va ad impersonare. Questo gli permette di tirare fuori dei particolari azzeccatissimi ai quali, magari, non avevamo proprio pensato. Alcune volte però l'interpretazione personale “esce” dal seminato e allora in quel caso si deve tornare fedelmente al copione. Il tutto deve mantenere sempre il “taglio” che avevamo pensato altrimenti si rischia di non capire la direzione del film.

MARCO) E' la recitazione a doversi piegare alla scrittura. La scelta iniziale dell'attore da parte nostra è avvenuta in base alle caratteristiche da noi cercate. Caratteristiche mantenute anche e proprio dallo specifico apporto delle persone scelte. Ognuna nella rappresentazione ha messo del suo, come richiedeva la parte. Apprezzavamo molto l'interesse e lo spirito messo da ognuno degli attori per interpretare il loro personaggio: ci spiegavano i motivi per i quali anche secondo loro il loro personaggio era in loro calzante. Discutevamo insieme durante le prove delle frasi da dire: del perché di queste frasi sulla sceneggiatura e del fatto che loro ci chiedessero come fare certe cose ci faceva enorme piacere perché così loro dimostravano davvero grande interesse in quello che stavano facendo.

D: Ho letto con interesse il vostro blog e mi è sembrato di capire che il montaggio rappresenta una sorta di nuova scrittura del film. È così?

ALESSIO) Nel montaggio tantissime cose possono essere stravolte. Il ritmo è sicuramente una cosa che si “regola”, oltre che durante le riprese, anche nel montaggio. Infatti decidendo la lunghezza delle inquadrature e il loro rapporto con le altre, si può decidere il ritmo da imprimere. Comunque, se durante le riprese si hanno le idee chiare, allora il montaggio sarà più semplice. Io, ad esempio, durante le riprese avevo in testa già un “pre-montato”.

MARCO) Ricordi educazione artistica alle medie? E' il collage di tutte le belle immagini delle riviste che nell'ora di educazione artistica avevi portato da casa per fare il tuo lavoro: se tagliavi male o mettevi troppa colla o poca, rischiavi di appesantire ed imbruttire l'idea che ti eri fatto di dare al tuo disegno. Il disegno lo fai sempre tu, con le immagini che tu avevi scelto: non devi sbagliarlo una volta che tagli ed incolli: è sempre lo stesso lavoro ed è arrivato il momento di metterlo insieme. Dimenticando questo paragone, in sala di montaggio hai da scegliere le inquadrature da mettere: alcune sei obbligato a scartarle perché gli attori non hanno mantenuto la stessa posizione in ognuna di esse o perché ci sono imperfezioni, errori... a noi non è fortunatamente capitato questo: nessun errore non visto inizialmente nelle “Buone”.

Solo le decisioni di regia possono riscrivere a questo punto una "nuova" scrittura del film: vedi la risposta di Ale.

D: Vi ho ‘conosciuti' grazie al vostro blog, attraverso cui avete descritto passo dopo passo la realizzazione del corto. Adesso state per lanciare il vostro sito www.dietrolacinepresa.it . La domanda direi che sorge spontanea: qual è il vostro rapporto con Internet e la tecnologia?

ALESSIO) Il mio rapporto è ottimo, un po' meno con linguaggi come l'html. Non so niente di html e le uniche nozioni le ho imparate facendo prove su prove sul blog “dietro la cinepresa”. Per il sito infatti sto facendo una fatica enorme perché è molto difficile crearlo. In più, per come l'ho pensato, il sito dovrà essere molto complesso, ricco di immagini e video ecc…

MARCO) Conosciamo l'enorme potenziale del web. Non siamo tecnici informatici ma ci rendiamo conto dell'altissimo valore informativo e comunicativo del mezzo. Internet non è realtà virtuale. E' un luogo parallelo. Vivo. Dove Bisogna per forza esserci. Essere presenti con la stessa forza ed immagine che si ha nella vita reale.

D: I nostri lettori sono in buona parte scrittori emergenti o aspiranti tali, e probabilmente tra di loro c'è qualcuno che vorrebbe scrivere per il cinema, e magari realizzare cortometraggi. Quali sono i consigli che vi sentite di dare?

ALESSIO) Mah… scrivere per il cinema è bellissimo perché puoi giocare con la fantasia e creare quello che vuoi per poi rappresentarlo. Il fatto è che con questo mestiere poi ci si deve anche mantenere… e vi assicuro che nei primi tempi (5-7 anni) è veramente difficile!!

MARCO) Pensate visivamente in modo cinematografico. Non si possono rendere nel cinema tutte le nostre fantasie. Il cinema è una rappresentazione della realtà. Più la vostra idea si avvicinerà alla realtà, più sarà facile da realizzare seriamente. L'effetto speciale lasciatelo da parte, almeno per le prima volte, provare per credere...

D: Quali sono invece gli errori da NON fare nella realizzazione di un cortometraggio?

ALESSIO) Da regista, non bisogna fare l'errore di andare sul set senza avere le idee chiare. Se la troupe si dovesse accorgere di qualcosa di questo tipo allora siamo sicuri che perderanno fiducia in noi. Poi non bisogna mai fare le cose senza pensare tanto. Un errore lo si paga molto caro.
In più, regia non è sinonimo solo di arte ma è anche sinonimo di capire in senso tecnico, quali sono le esigenze e i problemi di ciò che hai in testa. Devi renderti conto che non lavori da solo e le tue esigenze vanno ragionate, con te stesso e… se le ritieni adatte, con gli altri!! Nei corti NON LAVORI DA SOLO e soprattutto gli altri lavorano GRATIS !

D: Quali sono i vostri punti di riferimento, cinematograficamente e non solo?

ALESSIO) Non lo so, ma penso a tutti quelli che lasciano una porta aperta sulla quale riflettere… il cinema dovrebbe essere questo!

MARCO) Ne ho diversi, in diversi campi. Mi piace scoprire le novità. Non conosco tantissime cose e cerco di immagazzinare le informazioni che ricevo, anche solo ascoltando la radio. Mi piace molto leggere, forse più che guardare film. Il punto di riferimento deve essere la continua ricerca di conoscenza.. Mi piacciono tantissimi film, di diversi registi. La lista è lunga ed al primo posto potrei mettere allo stesso piano generi e rappresentazioni completamente diverse fra loro, kolossal o piccoli film italiani che parlano di vita reale: Point Break, Pulp Fiction, Bravehart, Qualcuno volò sul nido del cuculo, Io ballo da Sola, L'ultimo Bacio, Fight Club o Sweet November che hanno dato ieri sera sulla Rai. Quello che sicuramente non vado a cercare è il genere fantastico alla "Indipendence Day". Ho letto Doppio Sogno di Arthur Schnitzler e lo trovo più bello di Eyes Wide Shut, il film che lo rappresenta... ma può essere un caso. Non ho uno sceneggiatore preferito. Mi piace osservare Jack Nicholson da giovane e Al Pacino. Le espressioni di De Niro o Sean Penn o Edward Norton. Amo il genere drammatico e thriller psicologico: un cosa che non hai tempo e spazio di mettere in un corto.

D: Domanda personale, Alessio Fava e Marco Scognamiglio quali interessi coltivano oltre al cinema? Leggete molto? Quali sono i vostri autori preferiti? Un libro che consigliate assolutamente?

ALESSIO) Sarò monotematico però… ho letto “I tre usi del coltello” e “Il bello del mio mestiere” rispettivamente di David Mamet (sceneggiatore-regista) e di Martin Scorsese e, a grandi linee, ti fanno capire il loro punto di vista nel mondo Hollywoodiano.

MARCO) Dipingevo a olio, conto di ricominciare a farlo. Sono passato ad interessi un po' più shock: Consiglio di provare a leggere Destroy di Isabella Santacroce, una scrittrice che ho scoperto ascoltando il consiglio di una ragazza conosciuta al mare, due anni fa.

D: E per finire, una domanda originale. Progetti per il futuro?

ALESSIO) Altri film dei quali uno “lungo”. La nostra vita dipende da troppe varianti, l'importante è non credersi “arrivati” (perché non lo si è mai) e MAI raccontare CAZZATE!!!!!

MARCO) Scrivere un'altra storia, fare insieme un altro corto, poi un altro, poi.....

Intervista di Guido Del Duca

Noi ringraziamo gli amici de www.laportaccanto.altervista.org che ci hanno concesso di pubblicare l'intervista.

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