INFORMAZIONI VARIE

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UNA POLEMICA CHE CI INTERESSA. DIRETTAMENTE. DA "LA STAMPA" WEB.
Parte Tozzi (qui non riportato), risponde Giuliano, replica Tozzi. - Come andrà a finire?

Aiuti al cinema 1° - Tozzi, da che pulpito...

Leggo con grande stupore le dichiarazioni di Riccardo Tozzi sulla Stampa del 27 giugno. Il cinema italiano versa ormai in condizioni
pietose e la responsabilità è esclusivamente di un deleterio duopolio televisivo che, a sostegno dei propri interessi, ha messo in atto e
realizzato nel corso degli ultimi 5 o 6 anni una precisa strategia che ha portato agli attuali scenari di mercato. Scopo: minimizzare
gli obblighi verso lo Stato concessionario e ottimizzare i vantaggi imponendo uno standard qualitativo tra i più bassi mai raggiunti.
Oggi, dopo cinque anni di governo della destra, il disegno è quasi completato e qualcuno tenta l'ultima spallata. Già con l'ultima
proposta governativa i fondi tendevano a privilegiare i potentati piuttosto che gli indipendenti, tant'è che proprio Tozzi ne è stato
recentemente assegnatario, ma la possibilità che un governo di sinistra possa riequilibrare la situazione spinge Tozzi a chiedere
l'abolizione delle strumento statale. Non sembra curioso che proprio Tozzi, che ha tutta la sua attività «assistita» da un sistema
televisivo da monopolio, parli di libero mercato e assistenzialismo statale? Capisco la necessità di superare il metodo dell'intervento a
pioggia dello Stato, ma si deve dare a tutti i produttori pari possibilità verso il sistema televisivo. Sarà necessario che si
vigili e si intervenga per evitare che il sistema televisivo esprima i soliti furbetti del quartierino che si permettono pure dall'alto
dei loro privilegi di dettare le regole gioco. L'anomalia del mercato cinematografico italiano è indubbiamente costituita dal sistema
televisivo. L'assioma è semplice: non è pensabile produrre un film senza la copertura televisiva; il sistema televisivo non è
concorrenziale e non ha nessun bisogno di cinema italiano; allora per produrre un film bisogna essere amico degli amici. Se poi uno è
ancora più amico allora avrà garantito non solo la fattibilità di questa o quella operazione, ma un intero fatturato pluriennale a
costi congrui e a qualità tutta da verificare. Non è difficile a questo punto e con questi livelli di assistenzialismo pluriennale
mettersi a fare il produttore tentando di raccogliere amici, parenti e quel poco che rimane di cinema italiano capace di performance e
atteggiarsi a produttore libero e indipendente che chiede l'abolizione dei finanziamenti pubblici e auspica un tax-shelter che
gli permetterebbe di incrementare i già cospicui utili su un fatturato «assistito».

Leonardo Giuliano, regista e produttore Gruppo Pasquino Angelo Bassi,
AB Film appoggiati dai giovani produttori del gruppo Fake#it-real

Aiuti al cinema 2° - Ma io non sono assistito

Qualche parola, e un po' di pazienza, per liquidare la questione personale. Non abbiamo nessun accordo pluriennale che garantisca un
fatturato (ma come se lo sono inventato?). Degli ultimi cinque film, tre sono con Warner, uno con Medusa, uno con Rai. Nel 2006 nessuno
con Rai. Facciamo film d’autore piuttosto complessi, mestiere difficile. Grazie alla qualità degli autori che lavorano con noi,
abbiamo avuto successo di pubblico, siamo andati a tutti i più importanti festival, anche all’Oscar. Amelio, Giordana, Monteleone,
Salvatores, Comencini, Castellitto, Mihajlehanu, Placido, Archibugi, D'Alatri, Luchetti ecc: tutti poveretti bisognosi di raccomandazioni?
Su Virzì abbiamo preso un fondo: copre il 25% del costo, coperto per il 50% con apporti esteri. E' un film che fa onore a tutto il cinema
italiano. Insultarci è insultare i nostri autori e l'intelligenza del pubblico. Qualche parola per la questione, piu' importante, del
quadro generale. Nel corso degli ultimi anni il cinema italiano ha raggiunto una quota di mercato vicina al 35%. Verso la fine degli
anni '90 era al 12. Questo risultato non è frutto di quattro o cinque comici, ma dt 25-30 film, molto diversificati fra loro. È opinione
comune e inconfutabile, si leggano i recenti articoli dedicati all'argomento da «Variety» e «Hollywood Reporter», che il cinema
italiano attraversi un momento di rinascita. Come ho detto, penso che il sistema, pur nel successo, sia malato. Perché gli esclusi sono
troppi e gli inclusi sono fragili. Una cinematografia non può vivere di 30 film: implode. Concordo pienamente che il nodo televisivo sia
quello centrale. E' vero che è stato ed è un errore non favorire la formazione di un vero terzo polo: l'ho sempre pubblicamente
sostenuto. Credo che sulle televisioni il nuovo governo debba e possa intervenire in modo urgente. Può farlo, e subito, rimuovendo le
manipolazioni avvenute sullo spirito dell’ex 122, estendendola alla pay-tv, e fissando un plafond percentuale di queste risorse, da
destinare a preacquisti da distributori indipendenti. Questo semplice provvedimento triplicherebbe le risorse del sistema e, impedendo la
concentrazione, aumenterebbe in proporzione il numero degli autori e dei produttori attivamente operanti: che così avrebbero piena
occasione di dimostrare quanto valgono.
Riccardo Tozzi
(Per chi non lo sapesse, Tozzi non è il cantante, ma il patron di Cattleya...)
by Fake#Factory

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Tutte le domeniche di luglio Bologna si tinge di nero con Bo-noir, la prima rassegna dedicata alla letteratura e alla cronaca nera, ideata da Riccardo Marchesini e Grazia Verasani. Nei cinque appuntamenti - organizzati dalla casa di produzione Giostra film in collaborazione con l'Associazione Culturale Ondanomala e Inside per Bè Bolognaestate06 - scrittori, giornalisti ed esperti ripercorrono le tappe fondamentali di alcuni dei più inquietanti delitti che hanno macchiato Bologna e l’Emilia-Romagna nel secolo scorso. Attraverso indizi, immagini di repertorio, quotidiani dell’epoca ed atti dei processi rivivono quei crimini che per ferocia e violenza sconvolsero l’Italia, lasciando un segno indelebile nell’opinione pubblica.
Ma Bo-noir è anche un’occasione per incontrare e conoscere meglio quella nutrita schiera di scrittori di gialli e noir che vivono ed operano a Bologna e che prendendo spunto dalla realtà quotidiana hanno contribuito all’ascesa di un genere letterario che fonde in un riuscitissimo connubio il divertimento con la denuncia sociale, dando spazio a tutti coloro che per un motivo o per l’altro vivono fuori dalle regole. Fra realtà e fantasia Bo-noir è un’occasione per conoscerci meglio e conoscere meglio Bologna.
Domenica 2 luglio – ore 21,30 – Giardini del Baraccano, Bologna. Bologna e il noir
Incontro con alcuni dei più celebri scrittori bolognesi alla scoperta di un genere in continua affermazione che ha trovato nel capoluogo emiliano la sua capitale.
Partecipano gli scrittori Marco Bettini, Matteo Bortolotti, Andrea Cotti, Carlo Lucarelli, Maurizio Matrone, Gianfranco Nerozzi, Sandro Toni, Grazia Verasani. Con la partecipazione di Umberto Bortolani - Musiche di Lucio Morelli
Domenica 9 luglio – ore 22,00 – Giardini del Baraccano, Bologna
Il caso Murri Politica, intrighi famigliari e relazioni morbose si intrecciano in una vicenda che sconvolse la Bologna dei primi del '900 dando vita al processo più famoso del secolo scorso.
Partecipano Maurizio Matrone, Valeria Babini, Cesere Sughi, Lorena Mirandola. Con Mirko Rizzotto - Musiche di Lucio Morelli
Domenica 16 luglio – ore 21,30 – Giardini del Baraccano, Bologna
L’omicidio Alinovi L’omicidio di Francesca Alinovi, giovane e promettente critica d’arte, uccisa nel 1983 nel suo appartamentino di via del Riccio a Bologna con 47 coltellate. Partecipano Maurizio Matrone, Matteo Bortolotti, Paolo Ferrari Con Elisa Rampon
Domenica 23 luglio – ore 21,30 – Giardini del Baraccano, Bologna
Leonarda Cianciulli, la Saponificatrice di Correggio
Colpevole di aver ucciso a colpi di scure e dissolto in acqua e soda caustica tre donne, divenendo per tutti la saponificatrice di Correggio.
Partecipano Lucio Bigi, Fabrizio Piccinini, Silio Bozzi Con Elisa Rampon - Musiche di Alessandro Altarocca
Domenica 30 luglio – ore 21,30 – Giardini del Baraccano, Bologna Di ban so', fantésma
Case infestate, oscure presenze, fenomeni paranormali di una Bologna inedita e misteriosa. Realtà o fantasia?
Partecipano Danilo Arona, Luigi Garlaschelli Con la partecipazione di Carla Astolfi - Musiche di Lucio Morelli
Ingresso gratuito - GIARDINI DEL BARACCANO - Viale Gozzadini, 1 - BOLOGNA (di fronte ai Giardini Margherita)

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Milano - CAPOLAVORI DISSEPOLTI ed. 2006 I grandi film della storia del cinema

mercoledì  5 luglio 2006 “METROPOLIS” (1927) di  Fritz Lang
mercoledì  12 luglio 2006 “L’ANGELO AZZURRO”(1930) di Josef V. Sternberg 
mercoledì  19 luglio 2006 “LES ENFANTS DU PARADIS” (1943) di Marcel Carné
mercoledì  26 luglio 2006 “RASHOMON” (1950)di Akira Kurosawa
 le proiezioni dei film saranno presentate da: Associazione La Conta tel. 02 2610933
alle ore 21,15 nel patio degli ulivi e dei gelsomini c/o ARCI Martiri di Turro  - Via Rovetta, 14 Milano INGRESSO LIBERO

L’angelo azzurro di  Josef V. Sternberg

Il professor Unrat,si  invaghisce della sciantosa Lola-Lola, che si esibisce al cabaret "L'Angelo azzurro". Riesce a sposarla per seguirla nelle tournée, affrontando vergogna e umiliazioni. Di ritorno due anni dopo all'"Angelo azzurro", dapprima si rifiuta di dare spettacolo di fronte agli ex allievi che affollano la sala, e poi vinto dalla gelosia tenta di strozzare Lola-Lola.

Uno dei film più famosi della storia del cinema, nonché pietra miliare nell'edificazione della leggenda personale di Marlene Dietrich. Vi si respira un erotismo vicino a quello dei dipinti di Toulouse-Lautrec. Il quadro della provincia tedesca è dipinto senza pietà.

Les enfants du paradis di Marcel Carmè

Nella Parigi del 1840 la bella Garance, amante del criminale Lacenaire, s'innamora del timido mimo Debureau, si fa sedurre dall'attore Lemaitre e proteggere dal conte de Montray. Baptiste Debureau, ormai celebre, è sposato con Nathalie e padre di un bambino, ma ama ancora Garance, diventata la mantenuta del conte, che lo ricambia, suscitando la gelosia di Lemaitre. Il conte viene assassinato da Lacenaire e, dopo un'unica notte d'amore, Garance abbandona Baptiste a Nathalie. Con Alba tragica è il capolavoro della coppia Carné-Jacques Prévert. Al di là delle discussioni critiche che suscitò (con accuse di un'esaltazione della forma in bilico su un formalismo di splendore raggelato e di decadentismo troppo compiaciuto), il film vanta una galleria di personaggi memorabili, una sontuosa e raffinata ricostruzione d'epoca, una fertile dialettica drammatica tra la vita e la finzione (il teatro), figure storiche e personaggi inventati, tragedia e pantomima, il muto e il parlato. Girato a Nizza e a Parigi tra il 1943 e il 1944 con due lunghe interruzioni per ragioni belliche, uscì a Parigi nel maggio 1945.

Rashomon di Akira Kurosawa

Sotto il portico del tempio del dio Rasho a Kyoto nel XV secolo un boscaiolo, un bonzo e un servo rievocano un tragico fatto di sangue, giudicato in un tribunale davanti al quale hanno deposto come testimoni: un bandito aveva aggredito un samurai che, in compagnia della moglie, attraversava una foresta, uccidendo l'uomo e violentando la donna. Alla prima versione dei fatti data dal bandito segue quella della donna: entrambe sono raccontate dal boscaiolo. Il bonzo riferisce una terza versione, fatta dallo spirito del defunto samurai, evocato da una maga. Allora, riprendendo la parola, il boscaiolo confessa di avere assistito al delitto e racconta ai compagni una quarta versione, prima di raccogliere un bambino abbandonato e portarselo a casa. Tratto da 2 racconti di Ryumosuke Akutagawa (1892-1927), il 12 film di A. Kurosawa vinse a sorpresa il Leone d'oro a Venezia nel 1951, facendo da battistrada nei festival e sui mercati europei al cinema giapponese. Scandito dal ritmo ossessivo di un bolero, è un film in cui le diverse componenti letterarie, psicologiche (persino psicanalitiche) e drammatiche si fondono in una superiore unità filmica che rimanda al cinema muto e, insieme, anticipa la tecnica televisiva con un linguaggio febbrilmente barocco nel suo virtuosistico dinamismo.

L'incrociarsi delle versioni contraddittorie serve "meno a sottolineare la vanità o la debolezza umana... che a far sentire l'abisso che separa le parole e le cose, la soggettività e la realtà...A questo proposito Rashomon è più vicino a Faulkner che a Pirandello" (J. Lourcelles). Premio speciale agli Academy Awards 1951: l'Oscar per il miglior film straniero fu istituito nel 1956. Rifatto a Hollywood come L'oltraggio (1964) con la regia di M. Ritt e Paul Newman nella parte di T. Mifune

Metropolis - di Fritz Lang

Metropolis è una città del 2026, orgogliosa dei suoi grattacieli e delle sue sopraelevate, abitata da gente ricchissima e in buona parte sfaccendata. Ma sotto le sue fondamenta vi è un'altra città, quella operaia, dove turbe di uomini-schiavi attendono a macchinari giganteschi ed a colossali centrali. Un giorno Freder, il padrone di "Metropolis", licenzia per negligenza uno dei propri collaboratori, il quale, in un accesso di scoramento, tenta il suicidio, ma John, il figlio del borghese tiranno, lo impedisce. L'uomo svela allora al giovane il mistero della città sotterranea, nella quale John si avventura, da prima incredulo ed attonito, poi sconvolto. Per meglio immedesimarsi nell'inattesa e terribile disumanità di quel mondo, John decide di prendere il posto di un operaio, sottoponendosi così a fatiche e condizionamenti fino allora per lui impensabili: conosce Maria, una bionda e giovanissima ragazza che, nelle catacombe, invita gli operai alla preghiera ed alla sopportazione. Ma notizie sull'apostolato di Maria giungono presto alle orecchie del Potere: il signore di "Metropolis" obbliga allora uno scienziato (Rotwang), che è al suo servizio, di rapire la donna, trasferendone su di un automa le fattezze e l'anima. Con un tale "robot" sarà così estremamente agevole manipolare e dominare la classe operaia. Mentre invano John cerca la ragazza, di cui si è innamorato, la Maria-"robot" si scatena, sobilla i lavoratori e si mette alla loro testa. Tutti la seguono come affascinati dal suo carisma, le fabbriche sono prese d'assalto e danneggiate, finchè un attacco collettivo e decisivo alla più grande delle centrali energetiche provoca il disastroso allagamento dei quartieri dove vivono le donne ed i bambini. (...) Per fortuna la vera Maria, fuggita dalla casa dello scienziato e raggiunta da John, mette in salvo i bambini, ormai quasi travolti dalle acque. Tutti si ritrovano davanti alla porta della Cattedrale. John, assumendosi il ruolo di mediatore e con accanto a sè la giovane donna, persuade il padre che è solo con la comprensione e l'amore che la Mente ed il Braccio potranno operare uniti per una società libera e giusta

Ne esistono varie copie, ciascuna diversa dall'altra per durata e montaggio. Lo stesso F. Lang provvide nel '27 a togliere mezz'ora dall'edizione originale. La più attendibile oggi è quella restaurata nel 1984 dalla Cineteca di Monaco, a cura di Enno Patalas, che dura 147m (4189 metri), ma nello stesso anno il musicista Giorgio Moroder ne confezionò una di 87m, virata in vari colori e sonorizzata con una colonna sonora rock con canzoni che fu distribuita sul mercato commerciale. Esistono, insomma, molte Metropolis. Disparati i giudizi critici. Nel '27 H.G. Wells, che di fantascienza s'intendeva, lo definì "stupidissimo", mentre Luis Bunuel lo giudicò retorico, banale, pedante, intriso di romanticismo superato, aggiungendo che "... se opponiamo alla storia la fotogenia plastica del film, allora reggerà qualsiasi confronto, ci sconvolgerà come il più bel libro d'immagini mai visto". E all'insegna del sincretismo sia per contenuti sia per forme, frutto di una moda culturale del suo tempo: la tendenza al Gesamtkunstwerk, l'opera d'arte totale. Discutibile e Kitsch finché si vuole, l'operazione di G. Moroder è legittima: è uno dei tanti film muti che hanno bisogno di musica. (Che fu scritta appositamente nel '26 da Gottfried Huppertz.) Può esistere un film stupido e geniale? Il contrasto tra la melensaggine mistica da romanzo d'appendice di Thea von Harbou che lo scrisse e la forza visionaria di suo marito Lang rimase irrisolto. Metropolis è un capolavoro di cinema decorativo, la messinscena di un delirio.

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/www.ilsole24ore.com 10 luglio 2006 - Incontriamoci a Roma nella notte tra l'8 e il 9 settembre di Celestina Dominelli

Una nuit blanche in salsa francese alle spalle.
Un’altra dall’aroma tutto italiano in arrivo il 9 settembre prossimo. Un'intera notte di musei aperti, spettacoli al chiar di luna, metro e autobus fino all'alba. «Cosa c’è di meglio che annunciare una notte bianca dopo averne vissuto un’altra? ». Esordisce così il sindaco di Roma, Walter Velltroni, presentando il ricco calendario di eventi della quarta edizione della Notte Bianca capitolina organizzata insieme alla Camera di Commercio di Roma. E che quest’anno raddoppia e sarà preceduta, l’8 settembre, da un inedito appuntamento, “Aspettando…La Notte Bianca”.
Una vigilia da vivere tra mostre e spettacoli che, dalle 21 alle 24 di venerdì sera, condurrà cittadini e visitatori dentro l’atmosfera della lunga notte capitolina. Che farà tappa prima a piazza di Siena, nella splendida cornice di Villa Borghese, con un concerto che vedrà protagonisti Pino Daniele, Elisa e Fiorella Mannoia. Approderà poi al Vittoriano con l’inaugurazione della mostra “Hugo Pratt, Corto Maltese – Letteratura disegnata”. Ma soprattutto ruoterà attorno alla spettacolare accensione del Gazometro. La storica struttura sulle rive del Tevere sarà illuminata grazie al sostegno di Eni-Italgas e si trasformerà nel Luxometro, «una monumentale e suggestiva scultura di luce alta 92 metri, progettata e ideata da Angelo Bonello – spiega il sindaco – che diventerà uno dei simboli della Notte Bianca. Un segno inconfondibile di quell’area della città in piena rinascita urbanistica e culturale». Un simbolo unico in Europa, rileva il presidente di Italgas, Paolo Caropreso, «una testimonianza della nostra storia industriale, è lì dal 1935. Oggi quasi un’immagine futuristica». Destinata, però, a lasciare una traccia nella due notti romana. Che il 9 settembre entrerà nel vivo. In un percorso che si sviluppa tutto intorno a cinque parole chiave: meraviglia, poesia, mistero, festa e gioco. Cinque percorsi possibili che si muovono,
come nelle edizioni precedenti, tra l’arte e il cinema, la musica, il teatro e l’intrattenimento puro. E che prendono le mosse, come sempre, dalla centralissima piazza del Campidoglio.
Dove, nel 2005, un arrembante Roberto Benigni inneggiando a Ciampi e Berlusconi sfidò il maltempo che aveva sferzato la manifestazione. “386 minuti di pioggia”, recita il cortometraggio sulla Notte Bianca 2005 realizzato da Gianluca Arcopinto, per la regia di Cesar Mereghetti ed Elisabetta Pandimiglio, le cui immagini accompagnano la conferenza stampa di presentazione dell’edizione 2006. Che, attraverso le coreografie e la direzione di Amedeo Amodio, farà rivivere nel cuore della capitale la Verona di Romeo e Giulietta, cui Roberto Bolle e Alessandra Ferri daranno sguardi e corpi. Poi spazio alla musica di Gianni Moranti e al talento eclettico di Gigi Proietti.
Un piccolo assaggio di una notte che non mancherà di riservare sorprese anche ai maniaci degli acquisti. L’8 e il 9 settembre andrà in scena anche il primo “Shopping Day” della capitale. Con negozi aperti fino a notte inoltrata e tariffe promozionali per gli esercizi che aderiranno all’iniziativa. Ma sarà soprattutto una notte «che avrà la dimensione della leggerezza – aggiunge Veltroni – sarà gioco, fiaba e illusione, come dovrebbe essere la vita». E che si muoverà tra decine di appuntamenti ispirati alle cinque parole chiave.
Per il filone “meraviglia” si va dal suggestivo allestimento di “Indovini di Nuvole” ispirato a “Praga Magica” di Angelo Maria Ribellino a Castel Sant’Angelo alle nove grandi giraffe rosse che metteranno in scena a Largo Corrado Ricci una vera operetta lirica.
Il percorso della “Poesia” volteggerà tra il centro storico e la periferia. Tra Palazzo Venezia, Palazzo Mattei e Palazzo Braschi si alterneranno musicisti e attori, da Margherita Buy a Roberto Herlitzka, da Alberto Caruso a Lucrezia Lante della Rovere, sotto la regia di Piero Maccarinelli ed Emanuela Giordano. Mentre al X municipio, Ascanio Celestini, Moni Ovadia, Marco Paolini e i Tete de Bois porteranno sul palcoscenico “Notte di Lotte, ovvero Avanti pop ed altre contestazioni”. E nell’area sacra di Torre Argentina, Giorgio Albertazzi, sarà protagonista de “La morte di Cesare e i gatti di Tony Crast” nello stesso luogo in cui nel 44 a.C. Cesare cadde sotto i colpi della congiura. A Palazzo Farnese sarà invece la dimensione onirica a catturare gli spettatori con le voci di Samuele Bersani, Roberto Citran, Rula Jebreal, Ugo Dighero, Maurizio Baggiani per “La Notte dei Sogni”. Dalle suggestioni della poesia alle atmosfere inquietanti del giallo che al Binario 24 della Stazione Termini condurrà gli appassionati attraverso la messa in scena di uno dei più noti classici del genere con “Assassinio sull’Orient Express e un piccolo assaggio… Istantanea di un delitto”, mentre al Semenzaio di San Sisto ci attende “A cena con Sherlock Holmes”, liberamente tratto dai racconti di Arthur Conan Doyle. E per i più piccoli, “Magia Disney” alla Casina Raffaello e il concerto della “Geronimo Stilton Band” al Globe Theatre di Villa Borghese.
La notte bianca andrà poi in replica anche al di là delle Alpi. Riga, Bruxelles, Madrid e Parigi sono già al lavoro. Ogni città ospiterà il progetto di un artista proveniente da una delle capitali partner della rete “Notti Bianche d’Europa”. E, il 7 ottobre, all’ombra della Tour Eiffel il gruppo Sistemi Dinamici Altamente Instabili proporrà una rivisitazione degli “Amanti del Pont Neuf”, di Leos Carax.

La Notte Bianca “Incontriamoci stanotte” - 8/9 settembre 2006 - Roma
promotori: Comune e Camera di Commercio di Roma
Informazioni: call center Comune di Roma 060606 – www.lanottebianca.it;

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LA DESOLAZIONE DI ITALIA.IT
Sul piatto c’erano 45 milioni di euro, ma fino ad oggi il risultato è una home-page desolante nella quale si legge: “Il Portale Italiano del Turismo è in fase di realizzazione”. La scritta è anche in inglese (“The Italian Tourism Portal is coming soon”), ma il costo della traduzione non giustifica quanto finora si è fatto per lanciare il grande sito della bella Italia.
A sollevare dubbi sull’operazione del Portale “Italia.it” è stato il “Sole 24 Ore” di venerdì scorso.
Il sito fantasma fu annunciato con squilli di tromba e la gara per costruirlo fu vinta da un raggruppamento costituito da IBM (la multinazionale dove Stanca ha lavorato per 30 anni), la società di Napoli “ITS” (Information Technology Services) e dal provider di Trento “Tiscover”.
L’articolo del “Sole 24 Ore” spiega che 20 milioni erano destinati allo studio di fattibilità, mentre 25 erano destinati alle Regioni per cofinanziare le Regioni. L’ex-ministro Stanca, che adesso siede a Palazzo Madama, ha rifiutato qualsiasi insinuazione e ha spiegato che sono proprio le Regioni a stoppare Italia.it.
“Finora mi risulta - ha replicato l’ex-ministro - che siano stati spesi solo 3 milioni per approntare 20mila schede e il progetto multilingue”.
Fantastico. Dagospia 10 Luglio 2006

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www.corriere.it - STATI UNITI – La pubblicità infilata nel bel mezzo di uno spettacolo o della scena topica di un film, si sa, molto spesso dà proprio noia. A meno che non si videoregistri il programma: in tal caso, la semplice ma irrinunciabile tecnologia del cosiddetto fast- forward (avanti veloce) permette di bypassare con il minimo sforzo qualsiasi cosa si frapponga tra noi e ciò che realmente vogliamo vedere. È sufficiente premere il pulsantino «FFWD» del telecomando – sia che si possieda un vecchio videoregistratore analogico o un più evoluto nipote digitale – ed ecco che anche il più ipnotico degli spot scivola via in pochi secondi, per restituirci al piacere che aveva interrotto.
AL BANDO IL FAST-FORWARD? – E proprio questa immancabile funzione pare sia nel mirino di chi invece vuole assicurarsi che gli spettatori non perdano nemmeno un minuto delle preziose offerte commerciali. È la rete televisiva americana Abc a proporre un metodo infallibile per favorire gli inserzionisti e, conseguentemente, anche le emittenti, che vivono proprio della vendita di spazi pubblicitari: eliminare definitivamente la tecnologia in questione da tutti i Dvr (Digital Video Recorder) di nuova generazione. Di fatto, il prematuro pensionamento del fast-forward non solo costringerebbe gli utenti a guardare gli spot anche «in differita», ovvero nei programmi registrati, ma impedirebbe il semplice passaggio da una scena «non commerciale» all'altra anche a coloro che tutto sommato la pubblicità non la disprezzano poi molto .
ALTERNATIVE – Se da un lato è quindi possibile che tale strategia si traduca con un calo delle vendite dei Dvr - attualmente presenti nel 10 per cento delle abitazioni americane – e finisca perciò con il danneggiare proprio i produttori dei dispositivi per il video intrattenimento, dall'altra c'è chi ha già pensato a una soluzione che accontenti società hi-tech e pubblicitari. Philips ha infatti messo a punto un brevetto per un dispositivo che consente la disabilitazione «da remoto» del tasto FFWD. In pratica l'idea è di mettere nei salotti americani un registratore video digitale in grado di «sentire» quando sta per andare in onda uno spot: le emittenti spediscono al Dvr una sorta di «tag invisibile», un segnale che ordina al dispositivo
di bloccare la funzione di avanzamento, e che al termine dei consigli per gli acquisti gli ordina di riattivarla. Così, perlomeno, chi è interessato agli spot ma non vuole sorbirsi scene noiose o, più semplicemente, ama la moviola, sarà accontentato.
Alessandra Carboni 10 luglio 2006

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www.repubblica.it - Arrivano le telenovelas "made in Usa"E' boom delle produzioni in Florida
Una volta si creavano in Sudamerica, adesso la capitale è Miami I network: "Portiamo in tv le esperienze degli immigrati"
MIAMI - "Anche i ricchi piangono" in versione statunitense. Il mercato americano, finora produttore di soap opera, si converte all'altra faccia dei melodrammoni televisivi, la telenovela. In Florida, fulcro del mondo "latinos", è tutto un fiorire di case di produzione e set di telenovela che hanno come protagonisti i sudamericani immigrati negli Stati Uniti. Se fino a ora i Josè e le Maria si sintonizzavano sul satellite per guardare le appassionate storie di casa, adesso le tv americane hanno rifinito il prodotto per la mutata situazione sociale: le gesta e le lacrime latine in ambiente americano.
La novità è indicativa del peso crescente dell'audience latinoamericana, già evidente nelle produzioni di Hollywood, dove sono in aumento le pellicole dai temi 'latinos', di danza e non solo. Solo nell'ultimo anno a Miami sono state girate sette serie e Telemundo e Univision, i network più importanti di lingua spagnola, hanno avviato anche una scuola per autori e sceneggiatori. Le indicazioni degli "insegnanti di telenovela" agli studenti sono semplici: "Prendete due persone che vogliono baciarsi e impedite loro di farlo per 120 puntate". Voilà, la trama è pronta. Per iscriversi alla scuola l'anno scorso hanno presentato domanda oltre 4mila persone.
Le nuove produzioni attirano non solo aspiranti autori e registi, ma frotte di attori che vogliono partecipare ai casting delle nuove serie. E per i network i guadagni sono assicurati, visto che le serie di telenovela prodotte negli Stati Uniti vengono anche esportate all'estero, proprio dove sono state inventate.
Tra i grandi successi delle nuove serie c'è "Anita No Te Rajes" (Anita, non ti arrendere) dedicata ai problemi e alle disavventure di una clandestina. "Molta della nostra audience viene dal Messico, sono messicani - spiega al 'Washington Post' il presidente di Telemundo, Don Browne - ma le loro esperienze di vita sono diverse da quelle di chi è restato a casa. E anche il tipo di "humor" è diverso, così come è differente il ritmo narrativo".
Tra gli appassionati delle telenovela americane non ci sono solo gli immigrati, o i latini rimasti a casa che vivono di riflesso le avventure dei loro connazionali emigrati. L'obiettivo delle produzioni attuali è di attirare gli spettatori di origini latine ma di seconda e terza generazione, cresciuti nell"American way of life', lo stile di vita Usa. con c'è da attendersi nelle produzioni una sottile analisi sociale. Le telenovea di Miami sono un miscuglio di persone che arrivano da differenti Paesi, simili ma con alcune caratteristiche peculiari. Per esempio, fanno parte della produzione di 'La viuda de Blanco' (La vedova di Blanco) appena iniziata, un regista venezuelano, un direttore della fotografia che viene da Bogotà e un supervisore alla sceneggiatura peruviano. Gli interpreti principali sono poi un cubano e una messicana, un 'melting pot' che crea problemi agli sceneggiatori, alle prese con tanti accenti diversi, ma che soprattutto non rispecchia la realtà in cui vivono gli immigrati in Fliorida, spesso chiusi nel piccolo microcosmo delle comunità di origine.
"Il prodotto è poco credibile - dice la portavoce di Telemundo, Elisabeth Sanjenis - se la madre parla come una cubana, il padre come un argentino e il figlio come un messicano". Il network ha così ingaggiato degli insegnanti per far parlare tutti gli attori con un accento 'neutro'. Ma con i due terzi dell'audience che vanta antenati messicani, il neutro molto spesso vuol dire messicano e soprattutto nessuna rispondenza con la realtà.
(9 luglio 2006)

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6 luglio 2006- Sir Sean Connery inaugura la festa internazionale di Roma
di Celestina Dominelli www.ilsole24ore.com

Come Venezia. Anzi no. Perché la prima edizione del “Cinema-Festa Internazionale di Roma”, in programma nella capitale dal 13 al 21 ottobre prossimo, rifugge dalle imitazioni. E non intende cannibalizzare la concorrenza. Anche se arriverà a un mese di distanza dalla kermesse lagunare. Il primo cittadino, Walter Veltroni, lo dice a chiare lettere: «Nessuna competizione – spiega presentando l’appuntamento – ma al contrario scambi, sinergia. Andranno benissimo tutte e due le manifestazioni, saranno due grandi occasioni, al di là del bipolarismo che, come nel caso di Totti e Del Piero, è radicato nel nostro paese». Una metafora “pallonara“ per mettere a tacere le polemiche sulle presunte rivalità tra i due eventi e per marcare i distinguo: «Sarà una festa tranquilla non un festival - prosegue il sindaco -. Non ci sarà lo stress che accompagna gli altri eventi cinematografici, sarà un evento che coinvolgerà l’intera città».
E, a quattro mesi dall’avvio ufficiale, il conto alla rovescia è già cominciato. La macchina organizzativa si è messa in marcia mettendo in fila le prime, importanti, certezze. Che hanno un nome e una carriera cinematografica di tutto rispetto. Quello di Sir Sean Connery, l’indimenticato protagonista della serie 007, la guest star dell’evento. L’ex agente segreto di Sua Maestà prenderà parte al concerto inaugurale della kermesse che si terrà il 12 ottobre all’Ara Coeli. Una selezione delle migliori colonne sonore di sempre sotto la direzione di Riccardo Muti. Poi, il 13 ottobre, la cerimonia ufficiale di consegna a Connery del premio “Festa del cinema Acting Award” che aprirà la retrospettiva dedicata all’attore di origini scozzesi. Quattordici pellicole scelte direttamente dall’interprete di “Marnie” e “Il vento e il leone”. Che ha scelto di omaggiare i romani con un’intervista esclusiva a Mario Sesti, coordinatore del comitato scientifico della rassegna: «Non ero così bravo a lucidare bare ma era un modo per campare», svela il baronetto rievocando gli anni della sua giovinezza trascorsi nelle strade di Edinburgo. Una confessione che sarà racchiusa in un volume pubblicato da Electa dedicato all’attore, che il 14 ottobre riceverà direttamente dalle mani del sindaco il “Premio Città di Roma”.
La scelta di Connery, spiega Veltroni, è tutt’altro che casuale. «E’ la prima persona che ho incontrato in Campidoglio quando sono stato eletto sindaco in occasione di una mostra di opere d’arte di sua moglie». Un personaggio popolare capace di incarnare quarant’anni di storia del cinema. L’icona designata a rappresentare la kermesse romana che il pubblico potrà riscoprire partendo dalla straordinaria performance nei lungometraggi di Sidney Lumet “La collina del disonore” (The Hill) e di John Milius “Il vento e il leone” (The wind and the lion). Passando per il leggendario “Agente 007, dalla Russia con amore” (From Russia with love) di Terence Young e “Marnie” di Alfred Hitchcock. Fino ai suoi successi più recenti: “Caccia a ottobre rosso” (The hunt for red october) di John McTiernan e “Scoprendo Forrester” (Finding Forrester) di Gus Van Sant.
Saranno cinque le sezioni principali della kermesse. Si comincia con “Première”, sette serate riservate a grandi anteprime internazionali accompagnate dai loro protagonisti che saranno al centro di un confronto pubblico sul mestiere del cinema. Poi “Il lavoro dell’attore”, omaggio a straordinari interpreti dell’arte della recitazione, con film, laboratori, workshop e incontri. E ancora “Competizione” che sarà caratterizzata dalla
selezione di quattordici opere inedite di autori da tutto il mondo; “Extra” per promuovere i nuovi linguaggi dell’audiovisivo e “Alice nella città”. Un vero “festival nel festival” per gli spettatori più piccoli. Oltre ai cinque filoni principali saranno attivate anche due sezioni specialistiche riservate al cinema giovane e all’industria cinematografica con particolare riguardo alle produzioni europee.
Spetterà poi a una giuria popolare composta da 50 spettatori e presieduta da una grande personalità internazionale assegnare il premio al miglior film e ai migliori interpreti femminile e maschile. «E’ un’invenzione del nostro implacabile sindaco», commenta il regista Ettore Scola cui toccherà l’ardua impresa di selezionare quaranta giurati tra le 3.500 domande pervenute. Gli altri dieci saranno reclutati dalla rivista “Ciak” e da “Mtv”.
Ai tre riconoscimenti ufficiali ispirati alla statua di Marco Aurelio e al disegno michelangiolesco di piazza del Campidoglio, si affiancheranno anche tre premi paralleli assegnati da giurie autonome: il premio “Cult” al miglior documentario, il premio “Blockbuster”, riservato alla pellicola di maggiore impatto spettacolare della sezione “Première” e il premio “3 Italia” destinato ai nuovi media prediletti dai giovani film maker. La rassegna capitolina ospiterà poi un gemellaggio con il Tribeca Film Festival di New York, diretto da Robert de Niro. Ma soprattutto trasformerà la capitale in una grande sala di proiezione permanente. Che prenderà le mosse dall’Auditorium della musica, ribattezzato per l’occasione “Parco del cinema”, e invaderà tutte le strade del centro storico. Da via Veneto a piazza del Popolo fino alla Fontana di Trevi, luoghi simbolo di un intramontabile immaginario cinematografico.

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Il Messaggero - Sabato 8 Luglio 2006 - L’alta definizione televisiva sbarca in Italia

MILANO - A Sky si parla di «svolta epocale». Da lunedì sulla pay-tv cominciano in Italia le trasmissioni ad alta definizione. E l’amministratore delegato di Sky Italia, Mark Williams, sostiene: «Questo cambiamento significa che si potrà vedere la tv come se si stesse al cinema. In poche parole, si tratta di una pagina nuova della storia della televisione italiana». Si comincia con quattro canali: Cinema (in anteprima il nuovo film, Robots , di Chris Edge, lo stesso autore dell’animazione dell’ Era Glaciale ); Sport (dopo i Mondiali arriverà la Champions League); Documentari (a cominciare da quelli del National geographic Channel); Intrattenimento (con il canale Next).
«In questo modo - continua Mark Williams - Sky dà un’ulteriore spinta innovatrice alla cultura televisiva italiana. La nuova trasmissione in Hd (High Definition) offre immagini quattro volte più definite di quelle standard. Per noi di Sky, è un salto che equivale al passaggio che ci fu nella tv italiana dal bianco e nero al colore». Chris Wedge, co-fondatore di Blue Sky Studios e leader nell’animazione al computer, conferma: «Con l’alta definizione si possono finalmente avere a casa la qualità delle immagini che finora esistevano solo al cinema».
L’abbonamento all’alta definizione sarà di 99 euro, più 7 euro al mese per i nuovi canali. Ma c’è anche da dire che, per il nuovo tipo di trasmissione, i canali in Hd non sono visibili con l’attuale decoder: ne occorre uno nuovo. Si tratta di un decoder digitale Sky Hd, da collegare a un televisore “Hd Ready”. Ma, a detta di Williams, non è un problema: «Siamo convinti - ha concluso - che il mercato vada stimolato al cambiamento. E non c’è niente di meglio dell’alta definizione, che rappresenta una rivoluzione nel modo di usufruire del piccolo schermo. Da lunedì la tv anche in Italia cambia per sempre».

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