PARIGI - RIAPRE IL TEMPIO DELLA SETTIMA ARTE

LA FRANCIA HA UNA NUOVA CINÉMATHÈQUE - Fondata nel 1936 da Henri Langlois, Georges Franju, Paul-Auguste Harlé e Jean Mitry, la Cinémathèque ha la missione di conservare e di mostrare al pubblico il patrimonio cinematografico francese e internazionale in tutte le sue forme: non soltanto film, ma anche sceneggiature, scenografie, costumi, locandine, foto di scena, apparecchi di proiezione.

Dopo alcuni mesi di chiusura, il 28 settembre la Cinémathèque Francaise riapre le porte al pubblico nella nuovissima sede di rue de Bercy a Parigi, negli edifici costruiti nel 1993 da Frank Gehry per ospitare l'American Center. Una retrospettiva integrale dedicata a Jean Renoir inaugurerà le attività.
Quattro le sale: la sala "Henri Langlois" da 415 posti, attrezzata con proiettori 16 e 70 mm e con sofisticate apparecchiature digitali; la sala "Georges Franju", 200 posti, e la sala "Jean Epstein", 94 posti, che sarà riservata ai grandi classici del cinema mondiale. La quarta sala ("Lotte Eisner") è riservata alle attività didattiche. La Cinémathèque continuerà a offrire, come da tradizione, retrospettive di film, corsi di formazione, mostre, presentazioni. I nuovi spazi ospitano inoltre la Bibliothèque du film (BIFI), biblioteca-mediateca specializzata, una libreria e un ristorante.
Qualche cifra: 1000 costumi, 1500 oggetti di scena, 200 opere plastiche, 100 modellini tridimensionali.
La collezione di film è raccolta in un archivio di circa 40.000 titoli, che spaziano dal cinema muto al cinema sperimentale. Il cinema italiano è ben rappresentato, fin dal periodo del muto (una serie di film italiani degli anni Dieci sono arrivati alla Cinémathèque perché distribuiti in Francia da Pathé).
Nel quadro della missione di salvaguardia del patrimonio cinematografico, negli ultimi dodici anni (dal 1993 a oggi) sono stati salvati ben 1.846 film afferma Claudine Kaufmann, direttrice delle collezioni di film alla Cinémathèque di Parigi e di questi 77 sono film italiani.
È il cinema sonoro degli anni Quaranta, in particolare, che ha beneficiato del lavoro di restauro. Tra i titoli più recenti, nel 2005 sono stati restaurati Emigrantes (1948) di Aldo Fabrizi e Campane a martello (1950) di Luigi Zampa. Intensi gli scambi con le cineteche italiane - la Cineteca Nazionale e soprattutto la Cineteca di Bologna, con la quale la Cinémathèque Francaise intrattiene un rapporto privilegiato in relazione al festival "Il Cinema ritrovato".

A cura della redazione di CulturalWeb.it

Nuovo edificio per la Cinémathèque francese con tante novità e numerosi reperti storici. Ma c'è chi contesta lo spostamento

PARIGI - Da tutti gli amanti del cinema è considerato «il tempio della settima arte». Negli ultimi quarant'anni, registi che poi diverranno famosi come Bernardo Bertolucci e Roman Polanski e migliaia di cinefili l'hanno visitata in pellegrinaggio. E' La «Cinémathèque Française» di Parigi che riapre al pubblico mercoledi con un cambiamento non da poco: non si troverà più nella sede storica di Palais de Chaillot, ma a quattro passi dalla Torre Eiffel, a Rue Bercy nello splendido palazzo disegnato dall'architetto Frank Gehry per il centro di Cultura Americano.

EDIFICIO - Dalla fine del febbraio scorso la Cinémathèque, fondata nel 1936 da Herny Langlois era stata chiusa al pubblico. Da mercoledi nel nuovo edificio che conta quattro «screening rooms», una libreria con 17.000 riviste dedicate al cinema e 500.000 foto originali consacrate alla settima arte, diverse sale per esposizione in un area di 14.000 metri quadrati, i cinefili potranno tornare ad ammirare i film che hanno fatto la storia del cinema francese e mondiale.

MOSTRA - L'inaugurazione della nuova sede si è tenuta lunedi con la mostra intitolata Renoir/Renoir, dedicata al grande pittore impressionista, Pierre-Auguste Renoir e a suo figlio Jean, uno dei più importanti cineasti francesi. I 600 invitati tra cui Martin Scorsese, Roman Polanski, Wong Kar Wai, Nicole Garcia, Roman Goupil, hanno potuto ammirare 32 dipinti del pittore dell'Ottocento e guardare 38 film del figlio Jean. Inoltre una esposizione permanente è stata allestita nell'edificio intitolata «Passione Cinema» dedicata agli oggetti che hanno fatto la storia del cinema come un vestito di Vivien Leigh indossato nel celebre «Via col vento» e la testa della madre mummificata di Norman Bates' di «Psycho» che, secondo la leggenda, Alfred Hitchcock avrebbe inviato via posta al direttore della Cinémathèque, Herny Langlois. E ancora vestiti indossati da Brigitte Bardot, Marlene Dietrich, Douglas Fairbanks, Bette Davisil, il robot di «Metropolis» di Fritz Lang e la testa di cavallo del «Testamento di Orfeo» di Cocteau.

RICHIAMI CINEMATOGRAFICI - Ma la Cinémathèque non è solo «il tempio della settima arte». Spesso registi di tutto il mondo l' hanno ripresa e richiamata in numerose scene di film come simbolo della libertà d'espressione e come il luogo in cui si svilupparono le proteste giovanili sessantottine come in «Baci Rubati» di Truffaut o in «The Dreamers» di Bernardo Bertolucci. Il più grande merito dello storico edificio è di essere il luogo dove si sono formati artisticamente i più famosi registi della Nouvelle Vague come Godard, Truffaut, Rivette e Resnais.

PROTESTE - Naturalmente c'è già chi mugugna. Molti contestano lo spostamento e dicono che da ora in più la Cinémathèque non sarà più la casa dei cinefili di tutto il mondo, ma un palazzo dove si cercherà di vendere il cinema, come i tanti che esistono nelle capitali europee e americane. Di diverso avviso il presidente e produttore Claude Berri «La Cinémathèque si è modernizzata, ma non ha perso la sua anima», mentre il ministro della cultura francese Renaud de Vabres sottolinea che «l'istituzione ritrova un luogo degno di se stessa: moderno, prestigioso, aperto alla città e al mondo. Sarà un luogo di storia e di memoria, ma anche noi lo speriamo vivamente, un luogo vivo, aperto agli autori, ai produttori e a tutti quelli che amano il cinema.

di: Francesco Tortora - dal Corriere della sera.it del 27 settembre 2005
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Spettacoli/2005/09_Settembre/27/cinemateca.shtml

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