 CINEMA TREVI - ARCHIVIO NAZIONALE -PROGRAMMA FEBBRAIO 2007
     CINEMA TREVI - ARCHIVIO NAZIONALE -PROGRAMMA FEBBRAIO 2007 
  
  
1-2 febbraio Lo splendore del  vero. Il mondo di Roberto Rossellini
    terza parte
1 febbraio Ricordando Alessandro Blasetti
3-9 febbraio I clandestini del cinema italiano
10-15 febbraio Scrivere per il cinema: Tullio Pinelli
16 febbraio Jack Palance, un duro a Cinecittà
17-28 febbraio Krzysztof Kieslowski: il caso e la necessità
1-2 febbraio
terzo  parte
  La retrospettiva Lo splendore del vero. Il  mondo di Roberto Rossellini, curata dal Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale  e dal Comune di Roma, Assessorato alle Politiche Culturali, in collaborazione  con Rai Teche, si chiude con le proiezioni di alcuni interessanti documentari  che analizzano l’uomo e il regista sotto molteplici aspetti, dal cinema alla  televisione, passando per la passione per la scienza e profonde riflessioni  sulla vita. L’ultimo film (ri)proposto, Vanina Vanini (1961), fortemente osteggiato quando  uscì nelle sale, ben simboleggia i sentimenti contrastanti che hanno  accompagnato l’attività di Rossellini e risuona come un invito ad un’analisi  più globale, quale si è cercato di fare con la presente retrospettiva.
giovedì  1
    ore  16.00
a cura di Gian Luigi Rondi; origine: Italia;  produzione: Rai; durata: 49’ 
  Analisi del cinema rosselliniano, dal neorealismo a Blaise  Pascal, attraverso dichiarazioni del regista e immagini dei suoi film. Fra  i temi affrontati, il metodo di lavoro, i ritratti di donna, la figura dello  straniero nel suo cinema, ovvero colui che viene a trovarsi in mezzo a persone  che non lo capiscono, emblema di un cinema (e di un uomo) spesso incompreso.
  copia proveniente da Rai Teche -  ingresso gratuito 
ore  17.00
    Addo’ sta  Rossellini? (1997)
  Regia: Alberto Grifi e Michele Schiavino; origine:  Italia; produzione: Lab.2029; durata: 77’ 
  Un lavoro “in progress” cominciato in occasione  della manifestazione Cinememorie a  Salerno e girato sulla costiera amalfitana, nel nome e nel ricordo di un  «Rossellini visto dai poveri», nei luoghi e tra la gente che ha partecipato  alla nascita di capolavori come Paisà e Il miracolo. Un modo tutto  particolare (complici il piglio filmico “da battaglia” di Grifi e il progetto  creativo-produttivo di Michele Schiavino) di ricostruire le tracce dei set e  dei volti rosselliniani, dando un “nome” a quei ricordi, a quei luoghi, a quelle  immagini, a quelle persone che costituiscono uno dei pezzi fondamentali del  cinema di tutti i tempi.
  ingresso gratuito
ore  18.30
    Roberto Rossellini - I segreti di un mito (1969)
Regia: Ugo Gregoretti; a cura di Gastone Favero; origine: Italia; produzione: Rai; durata: 62’
ore  19.30
    La montagna  del sapone (2001)
  Regia: Riccardo Zoffoli; origine: Italia; durata: 23’ 
  Ai tempi di Europa  ’51 la borgata di Primavalle veniva chiamato la montagna del sapone perché  era talmente povera che non c’era niente se non un insieme di casette basse e  senza bagni, dei terribili e desolanti dormitori pubblici. Riccardo Zoffoli  intervista le persone che, residenti a Primavalle, hanno avuto la possibilità  di lavorare in un film come Europa ’51,  ma soprattutto di conoscere un uomo come Roberto Rossellini.
  ingresso gratuito
ore 20.00
    Il était une fois... Rome ville ouverte (2006)
  Regia: Marie Genin, Serge July; soggetto e  sceneggiatura: M. Genin, S. July; origine: Francia; produzione: Folamour  Productions; durata: 52’; v.o.; sott. it.
Per sapere tutto ma proprio tutto sulla lavorazione  di un film ormai leggendario come Roma  città aperta non bisogna assolutamente perdere il documentario Il était une fois... Rome ville ouverte,co-realizzato dalla regista e produttrice Marie Genin e dal direttore di Libération Serge July e presentato con  successo all’ultimo Festival di Cannes. Il documentario è prodotto per France 5  e TCM e appartiene a una serie intitolata Il  était une fois... un grand film e racconta la nascita di un nuovo cinema  (il neorealismo) attraverso la liberazione di Roma dal fascismo.
Ricordando Alessandro Blasetti 
  Corrono i vent’anni dalla morte di Alessandro Blasetti (nato il 3 luglio 1900 e morto il 1 febbraio  1987) uno dei migliori registi del cinema italiano nonché uno dei padri  fondatori del Centro Sperimentale di Cinematografia. Certamente ha sempre  anticipato o iniziato mode e generi del nostro cinema: dal neorealismo al film  a episodi, dalla commedia all’italiana al film inchiesta. Laureatosi in legge,  comincia a lavorare come critico e giornalista per riviste cinematografiche  come Il mondo dello schermo (che poi  prese il nome di Cinematografo) e Lo spettacolo d’Italia. Nel 1927 fonda  insieme a un gruppo di amici la casa di produzione Augustus. Due anni dopo  esordisce con Sole un’opera importante  – oggi quasi del tutto perduta – ispirata alle pellicole del realismo  sovietico. I film successivi, da quelli in costume come La corona di ferro (1940), Fabiola (1948) alla poesia intimistica di Quattro  passi tra le nuvole (1942) e Prima  comunione (1950), o alla commedia garbata dai tempi comici perfetti Peccato che sia una canaglia (1954),  sono percorsi sorretti da una ricerca continua verso il nuovo, attenti a non  tradire mai le attese migliori dello spettatore, considerato sempre  l’interlocutore principale. Questo piccolo omaggio al “regista con gli stivali”  è un anticipo di una retrospettiva in programma nell’autunno 2007.
ore  21.00
    Sole (1929)
  Regia: Alessandro Blasetti; soggetto e sceneggiatura: A. Blasetti, Aldo  Vergano; interpreti Marcello Spada, Vasco Creti, Dria Paola, Vittorio Vaser;  origine: Italia; durata: 10’ 
  «Alla fine degli anni  ’20 gli abitanti di una vasta zona paludosa nell’Agro Pontino sono in fermento  perché, in seguito alla bonifica avviata dal governo fascista, sono stati  sfrattati [...]. Primo film di Alessandro   Blasetti, muto con l’aggiunta di un commento musicale di  Mario De Risi. L’unica copia esistente, custodita dal Centro Sperimentale di  Cinematografia di Roma, fu trafugata dai nazisti dopo l’8 settembre 1943. Ne è  rimasto soltanto il primo rullo (260 m.)  con i titoli di testa» (Morandini).
a seguire
    Quattro passi tra le nuvole (1942)
  Regia: Alessandro   Blasetti; soggetto: Piero Tellini, Cesare Zavattini;  sceneggiatura: C. Zavattini, Giuseppe   Amato, A. Blasetti, Aldo De Benedetti, P. Tellini;  interpreti: Gino Cervi, Adriana Benetti, Giuditta Rissone, Carlo Romano;  origine: Italia; durata: 91’
venerdì 2
ore 16.00 Il cinema della realtà (1969)Regia: Gianni Amico; voce fuori campo: Enrico  Rossetti; origine:  Italia; produzione: Rai; durata: 47’ 
  Un viaggio attraverso i luoghi del cinema  neorealista con interviste a persone comuni che evocano i loro ricordi relativi  alla lavorazione dei film ai quali hanno assistito, seguite da interviste ad  Amidei, Pasolini, Rossellini, Moravia, De Sica, Zavattini, Visconti, Antonioni,  Bertolucci, i fratelli Taviani, i quali parlano della nascita e dello sviluppo  del neorealismo.
  copia proveniente da Rai Teche -  ingresso gratuito 
ore 17.00 
    1949. Nelle  terre di Dio (2000)
  Regia: Pietro Balla; soggetto e sceneggiatura: P.  Balla, Giuseppe Lorenti; montaggio: Walter Fasano; origine: Italia; produzione:  Multithematiques Italia; durata: 50’ 
  1949, due isole delle Eolie: Vulcano e Stromboli.  Due set cinematografici. Due registi, due attrici. Una storia d’amore spezzata,  una appena iniziata. Agosto 2000. Una piccola troupe sta girando un  documentario su Roberto Rossellini, Ingrid Bergman, Anna Magnani. Si  ricostruisce l’avventura che i tre intrapresero senza esclusione di colpi a  pochi chilometri di distanza nell’aspro arcipelago.
  copia proveniente da Deriva Film  - ingresso gratuito 
ore 18.00 
    Le radici del  cielo. Rossellini visto dal basso (2006)
  Regia: Giuseppe Bertucci; ideazione: G. Bertucci;  origine: Italia; produzione: Ruggifilm; durata: 40’ 
  Questo documentario raccoglie le testimonianze dei  tecnici e delle maestranze che nel corso degli anni hanno lavorato con Roberto  Rossellini. Ciò che ne esce è un regista «operaio», perché «era uno come noi,  che lavorava con noi» (Michele Franculli, pittore). Manlio Rocchetti (trucco ed  effetti speciali) spiega che nonostante ci fosse «l’operatore, era sempre  Rossellini a muovere la macchina da presa. Sapeva il mestiere di tutti». Per  Fernando Valento, detto “sceriffo”, di professione scenotecnico, era un  «incantatore di serpenti» perché aveva una dialettica che letteralmente  «t’imbambolava».
  ingresso gratuito
ore 18.45 
    Rossellini,  sognando la scienza (1997)
  Regia: Claudio Bondì; origine: Italia; produzione:  Rai Tre per la serie televisiva Format;  durata: 50’ 
  Tra il 1969 e il 1977 Roberto Rossellini si recò con  assidua frequenza a Houston (Texas) presso la Rice University dove era professore associato nel Media Center. Vi  era stato invitato dalla famiglia De Menil, miliardari di origine francese, che  avevano promosso e finanziato la creazione di un dipartimento di cinema,  televisione e arti visive presso quella università. Rossellini, sognando la scienza comincia proprio dal progetto  rosselliniano statunitense di dieci ore dal titolo La scienza per tracciare un percorso dimostrativo di quanto il  cineasta fosse influenzato dalla scienza, sin dai suoi esordi giovanili (Fantasia sottomarina). Fra interviste e  sequenze di film, il regista Claudio Bondì svela anche del materiale inedito di  Rossellini, conservato presso la De Menil Foundation. 
  copia proveniente da Rai Teche -  ingresso gratuito
ore 19.30
  presentazione del volume In viaggio con  Rossellini (Edizioni Falsopiano)  di Adriano Aprà. Interviene l’autore
ore 20.30
    Vanina Vanini (1961)
  Regia: Roberto Rossellini; soggetto: dal racconto  omonimo di Chroniques Italiennes nell’adattamento di Franco Solinas e  Antonello Trombadori; sceneggiatura: R. Rossellini, Diego Fabbri, Jean Gruault,  Monique Lange; interpreti: Sandra Milo, Laurent Terzieff, Paolo Stoppa, Martine  Carol; origine: Italia/Francia; durata: 125’ 
  L’amore tra un giovane carbonaro e la principessa Vanini nella Roma papalina. Il film più controverso  della filmografia rosselliniana, penalizzato dagli interventi in sede di  montaggio del produttore Moris Ergas e dalle pesanti critiche per  l’interpretazione della Milo. «Il film più viscontiano di Rossellini», secondo  Morandini.
  copia proveniente da Sony/Columbia 
sabato 3 
    ore 17.30
    Medley –  Brandelli di scuola (2000)
  Regia: Gionata Zarantonello; soggetto e  sceneggiatura: G. Zarantonello, interpreti: Ulisse Lendaro, Gaia Candiollo,  Paolo Lombardi, Luca Mundo; origine: Italia; durata: 75’ 
ore 19.00 
  incontro con Paolo Brunatto, Tony De Bonis, Paola Di Poce, Giuseppe M. Gaudino, Valentino Zeichen
ore 20.00
    I clandestini  del cinema italiano – Omaggio a Gionata Zarantonello  
  Ideazione e regia: Paolo Brunatto; origine: Italia;  prodotto da Giacomo Rossi e Stefano Rebecchi per Cult; durata: 45’ 
  Valentino Zeichen, vestito come in un film di  Tarantino, corteggia la bella studiosa di cinema Paola Di Poce e punzecchia,  polemizza, provoca il giovane cineasta Gionata Zarantonello che prima di  diventare regista si è fatto le ossa come assistente di produzione a Los  Angeles. Con Medley – Brandelli di scuola ha creato un vero e proprio caso internazionale tanto che un distributore  americano specializzato in splatter – la Troma – ne ha comprato i diritti. Con Uncut scardina una volta per tutte il  cinema porno. Zarantonello, a un certo punto, riesce a fuggire da Zeichen, ma  viene assediato da Brunatto che nel frattempo ha filmato tutto.
a seguire
    Uncut (2003)
  Regia: Gionata Zarantonello; soggetto: tratto da Basta che respirino. Il metodo del cuscino e  altri stratagemmi per sopravvivere alle donne di G. Zarantonello;  sceneggiatura: G. Zarantonello; interpreti: Franco Trentalance, Luisa Corleone,  Morena Ciotoli, Cristina Mazzuzzi; origine: Italia; durata: 78’ 
  «Con lo slogan “Un uomo può mentire, il suo pene no”  arriva Uncut - Member Only, film  senza tagli, ovvero un lunghissimo piano sequenza della durata di 78’ ambientati fra le gambe di  un uomo, mentre il fuori campo diventa il motore della storia (che fra l’altro  è un thriller). Definito “il più bizzarro film di sesso di tutti i tempi”,  anche Zarantonello non sfugge alla logica dell’invisibilità» (Brunatto).
  vietato ai minori di anni 18
domenica 4
    ore 17.00
    Tarzan nella  macchia di Ceccano (1980)
  Regia: Tony De Bonis; soggetto e sceneggiatura: T.  De Bonis; interpreti: Cencio Cipriani, Susan Castell, Vincenzo Aversa, Roberta  Scaccia; origine: Italia; durata: 41’ 
  Un pensionato (Cencio Cipriani) è stanco di questa  vita fatta di tasse, bollette, file agli uffici. Abbandona casa e famiglia e  decide di diventare Tarzan... il Tarzan della macchia di Ceccano: libero da  tutto e da tutti, difensore degli animali (pecore, maiali...). Ma il risveglio  alla realtà è molto più crudele di ciò che si possa immaginare. Con Tarzan nella macchia di Ceccano De Bonis  dimostra di non essere affatto uno sprovveduto nell’utilizzo della macchina da  presa, riuscendo a far ridere, ma il più delle volte sono risate amare, venate  da un neo-neoralismo essenziale e privo di facili retoriche. Spiazzante.
ore 18.00
    I giardini di  maggio (2002)
  Regia: Tony De Bonis; soggetto: T. De Bonis, Pietro  Giuliano; sceneggiatura: Gianluca Minotti, Massimo Sergio, T. De Bonis;  interpreti: Paola Delli Colli, Gianluca Volpari, M. Sergio, Agostino Orossi;  origine: Italia; durata: 70’ 
  «I giardini di  maggio è un film che ho in mente da alcuni anni. La storia è molto  semplice: due anziani, un uomo e una donna, abitano, ciascuno con la propria  famiglia, alla periferia di una grande città. Lontani dalla loro terra  d’origine, sfruttati ed emarginati non solo dalla società che li circonda, ma  perfino dai propri figli, essi vivono una condizione di estremo disagio, finché  un giorno si conoscono. Nonostante l’età, nonostante siano entrambi vedovi e le  loro famiglie li ostacolino, i due anziani si innamorano e decidono di fuggire  per fare ritorno alla loro terra natia» (De Bonis).
a seguire 
    Il giudizio  universale secondo Tony De Bonis (1997)
  Regia: Tony De Bonis; sceneggiatura: T. De Bonis,  Antonio Camilli; interpreti: Paola Delli Colli, Sandro Morato, A. Camilli,  Vincenzo Aversa; origine: Italia; durata: 38’ 
  Gabriella e Andrea passeggiano sulla spiaggia. Entrambi  sono innamorati e hanno in progetto di sposarsi. Ma Gabriella ha una curiosità  e si chiede ad alta voce se esistono l’Aldilà e il Giudizio Universale! La  giovane coppia sarà accontentata diventando testimone di un giudizio universale  del II millennio. Probabilmente il film più politico di De Bonis sia a livello  contenutistico che formale. Il risultato è uno dei film più estremi: povertà ed  essenzialità accentuano una poetica tutta rivolta agli umili e agli ultimi.
a seguire
    La tentazione di Satana (2006)
  Regia: Tony De Bonis; sceneggiatura: Filippo Palatta;  interpreti: Paola Delli Colli, Enrico Riggi, Eugenio Alparone, Francesco  Guarcini; origine: Italia; durata: 8’
  Un uomo entra in chiesa e uccide un frate per rubare  i diamanti. Contemporaneamente si svolge una battaglia “dialettica” tra  l’Araldo di Dio (interpretata da Paola Delli Colli, “star” fissa delle opere  del cineasta ciociaro) e Satana. Il risultato? Un’unione (involontaria) tra  Straub-Huillet e Ciprì&Maresco con l’unica e sostanziale differenza che il  cinema di De Bonis non ha alcuna mediazione intellettuale e la sua ridottissima  messa in scena corrisponde letteralmente e staticamente a un piccolo presepe.
ore 20.15
    I clandestini  del cinema italiano – Omaggio a Tony De Bonis
  Ideazione e regia: Paolo Brunatto; origine: Italia;  prodotto da Giacomo Rossi e Stefano Rebecchi per Cult; durata: 43’ 
  Boschi della Ciociaria. Set di un film di Tony De  Bonis con attori improvvisati. Mentre il cineasta ciociaro dirige, Brunatto,  Zeichen e Di Poce disquisiscono di trash. Per Brunatto «De Bonis fa un cinema  talmente trash, che paradossalmente diventa cult». Per Zeichen è un «cinema  naif, puro, delle origini, “rosselliniano”». Di fronte a questi  intellettualismi, De Bonis sorride, annuisce e conclude: «Mah... io faccio  tutto questo per divertire e divertirmi». Alcuni titoli sono entrati  nell’immaginario collettivo cinefilo più “estremo”: Tarzan nella macchia di Ceccano, Cencio il vampiro, Per un  pugno di salsicce. 53 film in trent’anni di carriera. Commovente.
a seguire 
    Quella sporca  guerra in Ciociaria del 1944 (2006)
  Regia: Tony De Bonis; soggetto e sceneggiatura: T. De  Bonis; interpreti: Paola Delli Colli, Gianluca Volpari, Rita Mariani, Lucio  Torti; origine: Italia; durata: 50’
  Rivisitazione tutta personale del celebre film La Ciociara, dove al posto di Sophia  Loren recita Paola Delli Colli. Il film dedicato a tutte le donne ciociare che  hanno subito violenze durante l’ultima guerra mondiale del 1944   in Ciociaria. L’opera pone l’accento su una delle sue pagine più buie:  “le marocchinate”, ovvero le violenze perpetrate ai danni delle donne dai  soldati marocchini. «I comuni di Esperia, Castro dei Volsci, Amaseno, in  particolare» spiega De Bonis «furono martoriati da questo punto di vista e la  tragedia è ancora più grande se si pensa che i ciociari aspettavano i  liberatori e si imbatterono nei violentatori».
a seguire 
    Una croce sulla collina (1978)
  Regia: Tony De Bonis; soggetto e sceneggiatura: T. De  Bonis; interpreti: Nicola Cerroni, Rocco Iannucci, Vincenzo Cipriani, Abramo  Cussini; origine: Italia; durata: 77’
  8 settembre 1943. Nonostante l’armistizio i raid  nazisti si fanno sempre più frequenti e più violenti. Le vittime non sono solo  i partigiani, ma anche donne e bambini. La Resistenza secondo Tony De Bonis:  lunghi piani sequenza, volti di attori non professionisti attoniti – sia che  interpretino le vittime sia i carnefici! – sperduti nella vegetazione ciociara,  alternati a veri e propri squarci documentaristici del mondo contadino. Un  lirismo talmente autentico da diventare a tratti risibile, a tratti commovente,  privo di retoriche come un certo cinema di Sergio Citti.
lunedì 5
  chiuso 
martedì 6
    ore 17.00 
    Il richiamo (1992)
  Regia: Claudio Bondì; soggetto e sceneggiatura: C.  Bondì; collaborazione ai dialoghi: Paola Pascolini, Alessandro Ricci, Ottavio  Rosati; interpreti: Ivano Marescotti, Silvia Cohen, Bruno Bendoni, Daniela  Morelli; origine: Italia; durata: 97’ 
  «Ex critico e regista tv di programmi storici e  culturali, Bondì con questo film offre un saggio in costume su felicità e  infelicità, sogni e bisogni, ricordi e passioni, Chiesa, Stato e popolo in  un’opera che indaga fra le maglie del potere mettendo sempre in primo piano  l’Uomo coi suoi sentimenti e i suoi desideri. [...] Quasi un cinema fuori del  tempo, quello di Bondì; capace di rifiutare gli orpelli stilistici e narrativi  di una regia sempre misurata e poco esibizionista» (Fontanini).
ore 18.45 
    L’educazione  di Giulio (2001)
  Regia: Claudio Bondì; soggetto: tratto dal romanzo Torino, via Giulio 22 di C. Bondì;  sceneggiatura: C. Bondì; interpreti: Alessandro Pelizzon, Roberto Accornero,  Giorgia Porchetti, Francesca Vettori; origine: Italia; durata: 90’ 
  «L’educazione  di Giulio ha il merito di raccontarci, attraverso la presa di coscienza etica  e anticonformista del futuro storico dell’arte [Giulio Carlo Argan], la Torino  degli anni Trenta, con raffinato minimalismo e senza folgore. Il liceo Cavour,  il primo amore, i “malati” e i “borghesi”, Bobbio e i Mila, i Levi e gli  Einaudi» (Bo).
ore 20.30
    I clandestini  del cinema italiano – Omaggio a Claudio Bondì
  Ideazione e regia: Paolo Brunatto; origine: Italia;  prodotto da Giacomo Rossi e Stefano Rebecchi per Cult; durata: 45’ 
  «Claudio Bondì, studioso di cinema, saggista, aiuto  di Roberto Rossellini e autore di documentari culturali per la tv, ha  realizzato tre film indipendenti che hanno avuto pochissima visibilità, ma che  sono di grandissimo interesse: De reditu  – Il ritorno (2004), Il richiamo (1992),  e L’educazione di Giulio (2000). Sono  film nascosti, come pitture rupestri. Venti dell’anima. Il cinema di Bondì è  capace di far riflettere sulle scelte personali, dettate dal cuore, dalle  passioni, senza mai soffermarsi sulle banalità, ma arrivando direttamente  all’immaginario, e andando oltre, per far vibrare i sentimenti di libertà»  (Brunatto).
a seguire 
    De reditu (Il ritorno) (2004)
  Regia:  Claudio Bondì; soggetto: liberamente ispirato al Diario di Claudio Rutilio Namaziano; sceneggiatura: Alessandro  Ricci, C. Bondì; interpreti: Elia Schilton, Rodolfo Corsato, Romuald Andrzej  Klos, Roberto Herlitzka; origine: Italia; durata: 100’ 
  De reditu è la cronaca del viaggio che Rutilio Namaziano, ex  praefectus Urbi, compie per tornare da Roma alla sua Gallia, per mare perché le  vie consolari sono disastrate e insicure. Siamo infatti all’inizio del V  secolo, all’indomani del sacco di Roma ad opera dei Goti di Alarico. «Il film  insolito, affascinante e interessante, girato con la magnifica fotografia di  Marco Onorato in uno stile non solenne ma nobilmente pacato, ha interpreti  molto bravi, soprattutto Roberto Herlitzka [...] e il protagonista Elia  Schilton» (Tornabuoni). 
mercoledì 7 
    ore 17.00
    Il bacio di  Giuda (1988)
  Regia: Paolo Benvenuti; soggetto e sceneggiatura: P.  Benvenuti; collaborazione alla sceneggiatura: Marcella Nicolini, Gianni Menon;  interpreti: Carlo Bachi, Giorgio Algranti, Emidio Simini, Marina Barsotti;  origine: Italia; durata: 85’ 
  «Tratto dai quattro Vangeli canonici e dai sette  Vangeli apocrifi, il film parte da un’idea di base: il tradimento di Giuda era  un atto indispensabile alla missione di Cristo e alla salvezza dell’umanità. La  messa in scena dell’esordiente Benvenuti è rigorosa, essenziale, fin troppo  astratta. Gli attori, non professionisti, contribuiscono alla dimensione mitica  del racconto» (Morandini).
ore 18.30
    Confortorio (1992)
  Regia: Paolo Benvenuti; soggetto: tratto da una  ricerca di Simona Foà; sceneggiatura: P. Benvenuti, Giuseppe Cordoni, S. Foà,  Gianni Lazzaro; interpreti: Emidio Simini, Franco Pistoni, Emanuele Carucci Viterbi,  Adriano Jurissevic; durata: 83’ 
  Nella Roma del ’700 due ragazzi ebrei sono  condannati a morte per furto e devono lottare per non accettare la conversione in extremis che gli vorrebbero imporre.  «Un film d’interni e di attori, che osserva quasi del tutto le regole canoniche  della tragedia (unità d’azione, di luogo, di tempo) facendo della claustrofobia  senza scampo la sua dimensione e il suo senso profondo. Un esempio di cinema  italiano rigoroso, originale, ammirevole. E purtroppo ignorato nelle sale. Il  titolo si riferisce al luogo in cui i condannati trovavano “conforto”  nell’ultima notte della loro esistenza» (Mereghetti).
ore 20.00
    I clandestini  del cinema italiano – Omaggio a Paolo Benvenuti  
  Ideazione e regia: Paolo Brunatto; origine: Italia;  prodotto da Giacomo Rossi e Stefano Rebecchi per Cult; durata: 44’ 
  Valentino Zeichen si presenta vestito da inquisitore  per processare il regista Paolo Benvenuti. La motivazione è quella di un cinema  troppo lento, fatto di estenuanti piani sequenza. La risposta dell’ex pittore,  che ha abbandonato la tavolozza per imbracciare la cinepresa seguendo il verbo  di Rossellini da una parte e quello di Straub-Huillet dall’altra, non tarda ad  arrivare: «Il cinema è strumento di conoscenza, ma è anche una rappresentazione.  La realtà ha un ordine razionale come l’inquadratura cinematografica che non a  caso è un rettangolo e non un cerchio. Un film che dichiara la propria  teatralità e messa in scena, non ha colpa. Quando invece si vedono eclatanti  movimenti di macchina, per me è cattivo cinema».
a seguire
    Gostanza da  Libbiano (2000)
  Regia: Paolo Benvenuti; soggetto e sceneggiatura: P.  Benvenuti, Stefano Bacci, Mario Cereghino; collaborazione alla sceneggiatura:  Lele Biagi, Valentino Davanzati, Basilio Franchina;  interpreti: Lucia Poli, Valentino Davanzati, Renzo Cerrato, Paolo  Spaziani; origine: Italia; durata: 92’ 
  1594, San Miniato al Tedesco (Granducato di  Toscana). Monna Gostanza da Libbiano, anziana contadina che fa la levatrice e  cura con erbe medicinali, è processata per stregoneria. Fiaccata dalle torture,  la donna ribalta la sua posizione confessando alle autorità ecclesiastiche  un’inesistente attività stregonesca. «“Cinepresa” a “quarta parete”, regia  ascetica e artigianale di Paolo Benvenuti, stilisticamente ispirata a certi  classici del cinema e della pittura, costruzione contemplativa antica e a volte  necessariamente retro. Più del solito lo stile “a togliere” di Benvenuti esalta  la performance dell’attore, qui difficile prova di teatro della crudeltà»  (Danese).
giovedì 8
    ore 17.00
    Les yeux ne  veulent pas en tout temps se fermer ou Peut-être q’un jour Rome se permettra de  choisir à son tour / Othon (Gli occhi non vogliono in ogni tempo chiudersi o Forse un giorno Roma  si permetterà di scegliere a sua volta / Otone, 1969)
  Regia: Jean-Marie Straub e Danièlle Huillet;  soggetto: Othon di Pierre Corneille;  sceneggiatura: J.M. Straub e D. Huillet; interpreti: Adriano Aprà, Anne  Brumagne, Olimpia Carlisi, Ennio Lauricella; origine: RFT/Italia; durata: 88’ 
  «Il testo detto nel film è il testo originale  francese completo di Pierre Corneille, gli attori lo hanno durante tre mesi  letto, imparato, provato, esercitato, ed è stato poi – unicamente recitato a  memoria – registrato durante quattro settimane sui luoghi stessi: sempre nello  stesso tempo dell’immagine. I sottotitoli italiani cercano di comunicare  un’impressione della lingua di Corneille, molto serrata eppure semplice, molto  moderna eppure straniera; questi sottotitoli sono una traduzione [...] sempre  letterale, eppure frammentaria del testo parlato, e non c’è nemmeno bisogno di  leggere tutti questi sottotitoli: sono lì offerti alla scelta dello spettatore,  come segnali» (Straub).
ore 18.30
    Operai, contadini (Ouvriers,  paysans / Arbeiter, Bauern, 2001)
  Regia: Danièle Huillet e Jean-Marie Straub;  soggetto: tratto dal romanzo Donne di  Messina di Elio Vittorini; sceneggiatura: D. Huillet e J.M. Straub;  interpreti: Angela Nugara, Giacinto Di Pascoli, Giampaolo Cassarino, Enrico  Achilli; origine: Italia; durata: 123’ 
  «In fila, uno accanto all’altro, i personaggi  leggono un testo, immobili, di fronte a un invisibile pubblico o tribunale,  perché la tensione di ogni immagine, il movimento dolce e durissimo del film  nasce dal lavoro sulla visualità, sulla luce sospesa, allargata, in sintonia  con i rumori impercettibili di quel bosco che è il luogo senza nome e senza  tempo [...]. Forse Straub-Huillet vanno al di là di Vittorini come il resto  nell’aderenza a ogni testo [...] col quale hanno impastato il loro cinema,  grazie all’alchimia speciale che rende la parola corpo tangibile come quello  degli attori» (Piccino).
ore 20.45
    I clandestini  del cinema italiano – Omaggio a Jean-Marie Straub e Daniélle Huillet
  Ideazione e regia: Paolo Brunatto; origine: Italia;  prodotto da Giacomo Rossi e Stefano Rebecchi per Cult; durata: 51’ 
  Primavera 2005. Il Piccolo Teatro di Buti.  Jean-Marie Straub e Daniélle Huillet stanno provando lo “spettacolo” Quei loro incontri tratto da I dialoghi di Leucò di Cesare Pavese. In  seguito lo spettacolo diventerà film. Brunatto e Zeichen “invadono” il teatro.  Se per Ghezzi, per l’occasione intervistato da Brunatto, è un «cinema  prometeico, costituito da inquadrature fatali; un’unione tra Lang e  Rossellini», per Zeichen è un «cinema fermo, un cinema dell’intelligenza, dove  cioè la parola conta molto. Questa capacità di raccontare senza raccontare.  L’azione è dispersione, in qualche modo pornografica. La verità della parola.  Il significato profondo delle parole».
a seguire
    Sicilia! (1998)
  Regia: Jean-Marie Straub e Danièle Huillet;  soggetto: tratto dal romanzo Conversazione  in Sicilia di Elio Vittorini; sceneggiatura: J.M. Straub e D. Huillet;  interpreti: Gianni Buscarino, Angela Nugara, Vittorio Vigneri, Carmelo Maddio;  origine: Francia/Italia; durata: 66’ 
  «Con Sicilia!,  tratto dalla Conversazione di  Vittorini – altro autore più vilipeso che dimenticato da usi che sembrano  innalzare l’arte sottaciuta dei traduttori –, il teatro della guerra di classe  non può più essere mostrato. Ma è proprio dagli astratti furori del 1937-38 che  Huillet-Straub traggono uno dei film più belli e profetici» (Masoni).
venerdì 9
ore 17.00Berlinguer ti  voglio bene (1977)
  Regia: Giuseppe Bertolucci; soggetto e  sceneggiatura: Roberto Benigni, G. Bertolucci; interpreti: Roberto Benigni,  Alida Valli, Carlo Monni; origine: Italia; durata: 95’ 
  «Libera rielaborazione di un monologo teatrale  [...], è il duplice esordio nel cinema di Bertolucci Jr. (1947) e Benigni  (1952). Casto nelle immagini e di torrentizia scurrilità genitale nei dialoghi,  è un film anomalo fondato su diverse contraddizioni: stridente coabitazione di  comico e drammatico; enormità delle provocazioni verbali e tenerezza delicata a  livello figurativo; un protagonista che è, insieme, moderno e arcaico;  miscuglio di intelligenza campagnola e estri surrealisti. Uscì troppo presto e  fu un insuccesso» (Morandini).
ore 19.00
    Troppo sole  (1994)
  Regia: Giuseppe Bertolucci; soggetto: G. Bertolucci;  sceneggiatura: David Riondino, Sabina Guzzanti, G. Bertolucci; interpreti: S.  Guzzanti; origine: Italia; durata: 90’ 
  «Non s’era mai vista un’attrice dar vita a un  piccolo esercito di personaggi-maschera, tutti talmente perfetti da risultare  astratti, mostruosi, vagamente inquietanti. Perché c’è pure una storia in  questo “One Woman Show”, e naturalmente ha a che fare con la tv, “doppio”  completo della realtà, simulacro totale (o totalitario?) del mondo visibile.  [...] Ma bisogna vedere Sabina Guzzanti, ricciuta o pelata, sexy o mostruosa,  fosforescente o monastica. E bisogna sentirla dar voce con precisione da  etnologo alle più diverse parlate regionali e ad almeno tre varianti del romano  di oggi [...]. Tutto finto, tutto vero: come gli sfondi più kitsch, che non  sono stati costruiti per il film, sono discoteche in attività sulla riviera  romagnola» (Ferzetti).
ore 20.45
    I clandestini  del cinema italiano – Omaggio a Giuseppe Bertolucci
  Ideazione e regia: Paolo Brunatto; origine: Italia;  prodotto da Giacomo Rossi e Stefano Rebecchi per Cult; durata: 45’ 
  «La nomina di Giuseppe Bertolucci a presidente della  Cineteca di Bologna, deve avere in parte alleviato [...] un lecito disappunto  per il non adeguato “box-office” di alcuni suoi film, nonostante la scelta di  utilizzare comici del calibro di Roberto Benigni, Paolo Rossi e Sabina  Guzzanti. [...] L’impegno filmico di Giuseppe Bertolucci, che troppo spesso il  grande pubblico non ha capito e apprezzato, è stato quello di tentare la via di  un cinema poetico, manipolando materiali, usando codici diversi da quelli  tradizionali, dunque un’operazione sottile, ardita e rischiosissima»  (Brunatto).
a seguire
    Tuttobenigni (1986)
  Regia: Giuseppe Bertolucci; soggetto e  sceneggiatura: Roberto Benigni, G. Bertolucci; interpreti: R. Benigni; origine:  Italia; durata: 85’ 
  «Nato come programma televisivo a puntate è la  registrazione in diretta di spettacoli effettuati in giro per l’Italia da  Roberto Benigni nel 1983. La Rai non lo mandò in onda (forse per alcune battute  non troppo riverenti nei confronti di Craxi – soprattutto – e Andreotti). Il  materiale, ripreso in mano da Bertolucci, è stato rimontato con taglio più  cinematografico e minor durata. Presentato al Festival di Salsomaggiore nel  1985» (Poppi). 
10-15 febbraio
    Scrivere per il cinema:  Tullio Pinelli
  La   Cineteca Nazionale rende omaggio a uno dei più grandi  sceneggiatori italiani del dopoguerra, Tullio Pinelli, con una rassegna di  alcuni dei più significativi film ai quali ha collaborato nel corso della sua  lunghissima carriera. Da Germi a Fellini, passando per Lattuada, Rossellini,  Monicelli, De Santis, Cavani (e molti altri), Pinelli incarna alla perfezione  l’immagine dello sceneggiatore: sempre pronto a mettersi al servizio degli  altri (e soprattutto del film), con generosità e entusiasmo, e a ritrarsi per  lasciare ad altri la luce del palcoscenico. Pinelli, in tal senso, è stato  l’alter ego del regista, l’immagine riflessa, che traspare sullo schermo solo  in controluce, ma nelle cui intuizioni è spesso racchiuso il senso e il buon  esito di un film. Due documentari, curati l’uno dal figlio Carlo Alberto,  l’altro da Tullio Kezich, consentiranno allo spettatore di conoscere chi sia  realmente l’uomo che si cela dietro il nome sui titoli di testa: un signore di  altri tempi, raffinato ed elegante, che con inconsueta leggerezza ha  attraversato il cinema italiano.
  La rassegna presenta anche un breve omaggio a Carlo  Alberto Pinelli, celebre documentarista, con la proiezione di alcuni suoi  lavori, diretta testimonianza di passioni e sentimenti che si tramandano di  padre in figlio.
sabato 10
    ore 17.00
Regia: Federico Fellini; soggetto e sceneggiatura: F.  Fellini, Ennio Flaiano, Tullio Pinelli; collaborazione ai dialoghi: Pier Paolo  Pasolini; interpreti: Giulietta Masina, François Perier, Franca Marzi, Enio  Girolami; origine: Italia/Francia; durata: 110’
  Un’ingenua prostituta, Cabiria, si illude di aver  trovato l’uomo giusto e di rifarsi una vita, ma i suoi sogni si spezzano  violentemente. Memorabile la sequenza nella villa di Amedeo Nazzari. «È possibile che Le notti  di Cabiria sia il più diseguale dei film di Fellini, ma i momenti forti  sono di tale intensità che esso diventa per me il suo film migliore. Fellini ha  corso molti rischi scegliendo di muoversi in Le notti di Cabiria in  diverse direzioni e rinunciando in partenza all’unità di tono per sperimentare  più campi molto difficili. Che forza in quest’uomo, che dominio bonario della  scena, che padronanza sicura e quale invenzione divertita!» (Truffaut). 
ore 19.00
Regia: Federico Fellini; soggetto e sceneggiatura:  F. Fellini, Tullio Pinelli, Ennio Flaiano; interpreti: Broderick Crawford,  Giulietta Masina, Richard Basehart, Franco Fabrizi; origine: Italia; durata: 112’ 
  Un anziano bidonista, stanco della sua vita di  espedienti e piccole truffe, decide di mollare tutto, ma i suoi complici la  pensano diversamente. «Non v’è l’arcana poesia de La strada data dal paesaggio  indifferente e maestoso, dal passaggio lento delle stagioni estranee alla pena  e alla solitudine dell’uomo. In compenso Il bidone è più complesso, ha  un’orchestrazione più elaborata. Il tema felliniano dei conti da rendere a  qualcuno che ci trascende è meno univoco, più clamoroso, quasi gravido di  presenze impalpabili ma certe perché meno  metafisiche, più legate a ciò che risulta semplicemente umano» (Bianchi). 
ore 21.00
    La dolce vita (1960)
  Regia: Federico Fellini; soggetto e sceneggiatura:  F. Fellini, Ennio Flaiano, Tullio Pinelli, Brunello Rondi; interpreti: Marcello  Mastroianni, Anita Ekberg, Anouk Aimée, Yvonne Furneaux; origine:  Italia/Francia; durata: 173’ 
Edizione restaurata a cura di Mediaset - Cinema Forever
domenica 11
    ore 18.00
    Il teatro del mondo. Incontro con Tullio Pinelli (1998)
  Regia: Franco Giraldi; a cura di Tullio Kezich; origine:  Italia; produzione: Csc; durata: 57’
ore 19.00
    Senza pietà (1948)
    Regia: Alberto Lattuada; soggetto: Tullio Pinelli, Federico  Fellini da un’idea di Ettore M. Margadonna; sceneggiatura: F. Fellini, A.  Lattuada, T. Pinelli; interpreti: Carla Del Poggio, John Kitzmiller, Giulietta  Masina, Folco Lulli; origine: Italia; durata: 90’
ore 21.00
Regia:  Luigi Filippo d’Amico; soggetto: Suso Cecchi d’Amico, Tullio Pinelli, Luigi  Filippo d’Amico da un racconto di Edmondo De Amicis; sceneggiatura: Suso Cecchi  d’Amico, Tullio Pinelli, Luigi Filippo d’Amico; interpreti: Senta Berger, Lino  Capolicchio, Adriana Asti, Antonino Faà Di Bruno; origine: Italia; durata: 112’ 
  Torino  1892. L’ex seminarista Simone si innamora di un insegnante di ginnastica che  vive nel suo palazzo, la quale si dedica anima e corpo all’educazione fisica,  senza pensare alla vita privata e al matrimonio, resistendo alle insistenti  attenzioni non solo di Simone, ma anche di un altro inquilino. Attenta  ricostruzione della Torino di fine ottocento, dipinta con simpatia da Luigi  Filippo d’Amico che si avvalse della consulenza del torinese Pinelli. 
  Il  film viene presentato nella versione restaurata dalla Cineteca Nazionale e dal  Cus Torino in occasione delle manifestazioni culturali collegate  all’Universiadi Invernali di Torino 2007.
lunedì 12
  chiuso
martedì 13
    ore 17.00
    In nome della legge (1949)
  Regia: Pietro Germi; soggetto: Giuseppe Mangione dal  romanzo Piccola pretura di Giuseppe Guido Lo Schiavo; sceneggiatura:  Mario Monicelli, Federico Fellini, Tullio Pinelli, G. Mangione, P. Germi;  interpreti: Massimo Girotti, Charles Vanel, Camillo Mastrocinque, Saro Urzì;  origine: Italia; durata: 99’ 
  Un giovane pretore, inviato in un paese della  Sicilia, combatte la mafia, ma si scontra con l’omertà della popolazione. La  morte di un ragazzo con il quale ha stretto amicizia lo spinge ad andare  avanti. «Il film unisce uno schema narrativo “all’americana”, di dichiarata  ispirazione fordiana, al tentativo di porre le basi ideologiche e linguistiche  di un cinema populista e civile» (Mereghetti). In un colpo solo Germi anticipa  il cinema di impegno civile e il western all’italiana.
ore 19.00
    Il cammino della speranza (1950)
  Regia: Pietro Germi; soggetto: Federico Fellini, P.  Germi, Tullio Pinelli dal romanzo Cuori negli abissi di Nino De Maria;  interpreti: Raf Vallone, Elena Varzi, Saro Urzì, Franco Navarra; origine:  Italia; durata: 101’ 
  Un gruppo di minatori siciliani parte per la Francia  in cerca di lavoro. Pagano un mediatore per passare il confine, ma l’uomo li  denuncia. Opera corale, concepita da Germi coma una ballata popolare, con  intenti nobilissimi e echi melodrammatici. Orso d’argento al festival di  Berlino.
ore 21.00
    Alfredo Alfredo (1972)
  Regia: Pietro Germi; soggetto e sceneggiatura: Piero De  Bernardi, Leo Benvenuti, Tullio Pinelli, P. Germi; interpreti: Dustin Hoffman,  Stefania Sandrelli, Carla Gravina, Saro Urzì; origine: Italia/Francia; durata: 110’
  Il timido impiegato Alfredo s’innamora di una  ragazza possessiva. Riesce a sposarla, ma ben presto ne diviene succube.  Conosce un’altra ragazza, più comprensiva, ma la libertà resta una chimera...  «Pietro Germi torna a dubitare del genere umano, come nei suoi periodi  migliori, ma con un pessimismo da riformista deluso e temporaneamente  corrucciato che, per incattivire più di tanto, deve far appello alla misoginia,  dato che per lui, in fondo, questo è pur sempre il migliore dei mondi  possibile» (Cosulich).
mercoledì 14
    ore 16.00
    Amore mio aiutami (1969)
  Regia: Alberto Sordi; soggetto: Rodolfo Sonego;  sceneggiatura: R. Sonego, Tullio Pinelli, A. Sordi; interpreti: A. Sordi,  Monica Vitti, Silvano Tranquilli, Ugo Gregoretti; origine: Italia; durata: 124’ 
ore 18.00
    incontro con Tullio Pinelli e Carlo Alberto Pinelli 
ore 19.00
    89 e mezzo - Un incontro con Tullio Pinelli (1998)
  Regia: Carlo Alberto Pinelli; soggetto e  sceneggiatura: C. A. Pinelli; fotografia: Alessandro Ojetti; montaggio: Alberto  Ena; produzione: Tecno 77 per RAI International; durata: 68’ 
  Carlo Alberto Pinelli mette in luce il percorso artistico  del padre Tullio, dalla prima giovinezza al sodalizio con Cesare Pavese e al  successo come autore teatrale e cinematografico.
  ingresso  gratuito
ore 20.30
    Speriamo che sia femmina (1986)
  Regia: Mario Monicelli; soggetto: Tullio Pinelli;  sceneggiatura: Leo Benvenuti, Tullio De Bernardi, Suso Cecchi d’Amico, T.  Pinelli, M. Monicelli; interpreti: Liv Ullmann, Catherine Deneuve, Philippe  Noiret, Bernard Blier; origine: Italia/Francia; durata: 119’
  Le vicissitudini di una famiglia “al femminile” che  gestisce un’azienda agricola. «Grande film borghese che arricchisce il povero  panorama del cinema italiano degli anni ’80 per il sapiente impasto di toni  drammatici, umoristici e grotteschi, la splendida galleria di ritratti  femminili, la continua oscillazione tra leggerezza e gravità, il modo con cui –  senza forzature ideologiche – sviluppa il discorso sull’assenza, la debolezza,  l’egoismo dei maschi» (Morandini).
giovedì 15
    ore 17.00
    Le miserie del signor Travet (1946)
  Regia: Mario Soldati; soggetto: dalla commedia Le  miserie di monsù Travet di Vittorio Bersezio; sceneggiatura: Aldo De  Benedetti, Carlo Musso, Tullio Pinelli; interpreti: Carlo Campanini, Vera  Carmi, Alberto Sordi, Gianni Agus; origine: Italia; durata: 100’ 
  A Torino Ignazio Travet, solerte funzionario  dell’amministrazione regia, subisce al lavoro l’ostilità del capo, che gli nega  ogni possibilità di carriera, e a casa le vessazioni della moglie. Ritratto  umoristico di Soldati che stempera il realismo originario della commedia di  Bersezio del 1863. Nastro d’argento come miglior attore non protagonista a Gino  Cervi e per la miglior scenografia a Piero Filippone.
  
  ore 19.00
  Dermosfera - L’universo della pelle (1989)
  Regia: Carlo Alberto Pinelli; soggetto e  sceneggiatura: C. A. Pinelli; fotografia: Vittorio Dragonetti; montaggio:  Armando Portone; produzione: H2O film per la Fidia farmaceutici; durata: 75’ 
  Riuscito  tentativo di rendere un argomento rigorosamente scientifico spettacolare e  coinvolgente come un viaggio avventuroso su un pianeta sconosciuto. Due anni di  lavoro per un documentario che ha vinto numerosi premi internazionali ed è  stato presentato in anteprima negli studi dell’MGM di New York.
  ingresso gratuito
ore 20.30
    Ritorno all’Hindu Kush (2000)
  Regia: Carlo Alberto Pinelli; a cura di C. A.  Pinelli e Enrico Pergolini; testi di C. A. Pinelli; fotografia: E. Pergolini;  montaggio: Alberto Ena; produzione: Tecno 77 per Rai Tre (Geo & Geo);  durata: 52’ 
  Dopo quarant’anni  di assenza Carlo Alberto Pinelli ritorna nella valle montana del Chitral che  aveva visitato in gioventù, come partecipante di una spedizione alpinistica  guidata dal famoso orientalista Fosco Maraini. Particolarmente commoventi gli  incontri con i valligiani che, allora, avevano collaborato con la   spedizione. Drammatico il finale, nell’Afghanistan del 2000, dilaniato dalla guerra tra i  Talebani e l’alleanza del Nord.
  ingresso gratuito
ore 21.30
Regia: Federico Fellini; soggetto: F. Fellini,  Tullio Pinelli; sceneggiatura: F. Fellini, T. Pinelli, Ennio Flaiano;  interpreti: Giulietta Masina, Anthony Quinn, Richard Basehart, Aldo Silvani;  origine: Italia; durata: 107’ 
  L’ingenua Gelsomina gira per l’Italia insieme al  rozzo Zampanò, che si esibisce nei paesini con giochi di forza. Gelsomina  stringe amicizia con un funambolo, il Matto, ma Zampanò lo uccide. «Parabola  cristiana sul peccato, apologo sulla condizione umana in generale e della donna  in particolare, è anche una picaresca escursione attraverso i paesaggi  dell’Appennino Centrale» (Morandini). Oscar per il miglior film straniero nel  1956.
venerdì 16
    Jack Palance, un duro a  Cinecittà
  Walter Palahniuk, in arte Jack Palance, recentemente  scomparso, è stato uno dei volti più famosi del cinema americano. Più che un  volto, una maschera creata dalla mano del chirurgo plastico, che lo operò dopo  l’incendio sull’aereo che egli pilotava durante la seconda guerra mondiale. Un  evento tragico al quale è legata la sua fortuna: nel giro di pochi anni, negli  anni Cinquanta, Palance si impose all’attenzione della critica e del pubblico  in film come Il cavaliere della valle solitaria di Stevens, Il grande  coltello e Prima linea di Aldrich, fino a raggiungere la maturità  artistica, nel decennio successivo, con Barabba di Fleischer, Il  disprezzo di Godard e I professionisti di Brooks. Con il passare  degli anni la sua maschera si piegò a sfumature di (auto)ironia, consentendogli  ruoli anomali (il pittore di Bagdad Café) e simpatiche caratterizzazioni  (il vecchio cowboy di Scappo dalla città che gli è valso l’Oscar per il  miglior attore non protagonista).
  Negli anni Settanta Jack Palance lavorò spesso nel  cinema italiano, in ruoli che esaltavano la sua immagine di duro senza  scrupoli, sia nei western che nei polizieschi. La Cineteca Nazionale gli rende omaggio proponendo tre delle sue  più significative interpretazione a Cinecittà (e dintorni). 
ore 17.00
    Il mercenario (1968)
  Regia: Sergio Corbucci; soggetto: Franco Solinas, Giorgio  Arlorio; sceneggiatura: Luciano Vincenzoni con la collaborazione di Sergio Spina, Adriano Bolzoni, S.  Corbucci; interpreti: Franco Nero, Tony Musante, Jack Palance, Giovanna Ralli;  origine: Italia/Spagna; durata: 105’
ore 19.00
    Vamos a matar compañeros (1970)
  Regia: Sergio Corbucci; soggetto: S. Corbucci;  sceneggiatura: Dino Maiuri, Massimo De Rita, Fritz Ebert, S. Corbucci;  interpreti: Franco Nero, Tomas Milian, Jack Palance, Fernando Rey; origine:  Italia/Spagna/Germania; durata: 121’
  In Messico lo svedese Yod, un mercante d’armi, cerca  di impossessarsi di un tesoro, ma è coinvolto nella rivoluzione al fianco di un  gruppo di studenti. «Spaghetti-western spettacolare e di grande successo, che  cerca di aggiornare il genere con riferimenti all’attualità guerrigliera e  sessantottesca» (Mereghetti). Corbucci “rifà” I mercenari, sostituendo  Tony Musante con Tomas Milian, dando più spessore al cattivo interpretato da  Jack Palance, vero e proprio cavaliere della morte, e mutando le origini del  personaggio di Franco Nero, non più polacco, ma svedese. Non cambia la  filosofia: da una parte il denaro, dall’altra rivoluzione. In mezzo i nostri  eroi.
ore 21.00
    I padroni della città (1976)
  Regia: Fernando Di Leo; soggetto: F. Di Leo;  sceneggiatura: Peter Berling, F. Di Leo; interpreti: Jack Palance, Al Cliver,  Harry Baer, Vittorio Caprioli, Edmund Purdom; origine: Italia/Germania; durata:  98’
  «Durante la mia adolescenza lavoravo come commesso in un  video-store di Santa Monica ed è stata significativa per la mia professione una  delle prime cassette che ho visto: I padroni della città. Non sapevo che  il film fosse italiano e neanche avevo mai sentito il nome di Fernando Di Leo:  ricordo soltanto che dopo quella visione rimasi totalmente folgorato... Di Leo  aveva realizzato fra le strade di Roma una storia di gangster che avrebbe  potuto benissimo essere stata girata da Don Siegel: c’era la stessa grinta  nella regia, la stessa secchezza dei grandi noir americani. E Jack Palance,  poi, era semplicemente grandioso nella parte dello sfregiato». Parola di  Quentin Tarantino.
17-28 febbraio
    Krzysztof Kieslowski: il  caso e la necessità
  «Se Kieslowski dichiarava il pessimismo della sua  ragione, lo faceva senza perdere quella “speranza che comunicare sia possibile”  che nasce dal dialogo costante con le proprie domande, dal filo ininterrotto  con le proprie emozioni. In un certo senso, il suo è un cinema senza messaggio,  perché tende a precedere il messaggio per  esprimere le emozioni ancora inarticolate, e avvicinarsi così a vedere chiaro  in quell’intreccio di caso e necessità che è il mondo. Quello dei suoi film è  un mondo senza certezze, a cui viene sottratto il punto di vista super partes che accomuna lo sguardo del  narratore a quello di Dio. Ma è proprio quest’assenza di certezze a rendere  l’atto di vivere grande, meraviglioso. La vita per Kieslowski era già un  miracolo inspiegabile, che non ha bisogno dello sguardo di un Dio per  manifestarsi. Basta lo sguardo appassionato di un uomo che non smette di farsi  domande, per farla emergere in tutta la sua forza». (Serafino Murri, 13 marzo  1996)
  La rassegna intende presentare una ricca selezione  dell’opera del maestro polacco – morto quasi undici anni fa, nel marzo 1996 –  cercando di spaziare dai titoli polacchi meno noti e diffusi in Italia (La tranquillità, La cicatrice, Il cineamatore, Senza fine), sino ai  capolavori internazionali (Il Decalogo, La doppia vita di Veronica).
  L’omaggio a Kieslowski è stato realizzato dal Centro  Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale in collaborazione con la Filmoteka Narodowa di Varsavia, con l’Istituto Polacco di  Cultura a Roma e con il Cinit (Cineforum Italiano).
  Programma a cura di Lorenzo  Pompeo
sabato 17
    ore 17.00
    Trois coleurs: film bleu (Tre colori: film blu,  1992)
  Regia: Krzysztof  Kieslowski; soggetto e sceneggiatura: K. Kieslowski, Krzysztof Piesiewicz; interpreti:  Juliette Binoche, Benoit Regent, Hélène Vincent, Florence Pernel; origine:  Francia/Polonia; durata: 99’ 
  Julie sopravvive a un grave incidente stradale, nel  quale perde la vita suo marito, un celebre compositore, e sua figlia. Dopo aver  tentato un suicidio, uscita dall’ospedale, decide di vendere la casa dove  abitava la famiglia per liberarsi di ogni ricordo del passato e si trasferisce  a Parigi. Viene a sapere che il marito aveva un’amante. Leone d’oro a Venezia. 
  copia proveniente dal Museo Nazionale del Cinema di Torino
ore 19.00
    Trois coleurs: film blanc (Tre colori: film bianco,  1993)
  Regia: Krzysztof  Kieslowski; soggetto e sceneggiatura: K. Kieslowski, Krzysztof Piesiewicz;  interpreti: Zbigniew Zamachowski, Julie Delpy, Janosz Gajos, Jerzy Stuhr;  origine: Francia/Polonia; durata: 91’
  Karol, un parrucchiere polacco, dopo aver sposato la bella Dominique, è vittima di una impotenza psicologica. La moglie  lo ripudierà, riducendolo a chiedere l’elemosina nella metropolitana. Parte per  la Polonia chiuso in una valigia. Qui fa fortuna ed escogita una trappola per  attirare la sua ex-moglie. 
ore 21.00
Regia: Krzysztof  Kieslowski; soggetto e sceneggiatura: K. Kieslowski, Krzysztof Piesiewicz; interpreti: Irene  Jacob, Jean-Louis Trintignant, Jean Pierre Lorit, Frédérique Freder; origine:  Francia/Polonia; durata: 96’ 
  Valentine, una giovane modella, investe un cane alla  guida della sua macchina. Soccorre il cane, controlla l’indirizzo e si mette in  cerca del padrone. Trova, in una villa, un anziano gentiluomo che vive  abbandonato a se stesso spiando le conversazioni telefoniche. Ma grazie alla  amicizia che stringe con la modella, il giudice trova una via d’uscita dalla  sua misantropia. Ultimo film di Kieslowski, che morirà dopo appena due anni. 
  copia proveniente dal Museo Nazionale del Cinema di Torino
domenica 18
    ore 17.00
    Bez konca (Senza fine, 1984)
  Regia: Krzysztof  Kieslowski; soggetto e sceneggiatura: K. Kieslowski, Krzysztof  Piesiewicz; interpreti: Grazyna Szapolowska, Maria Pakulnis, Aleksander  Bardini, Jerzy Radziwillowicz; origine: Polonia; durata: 104’ 
  Ursula perde il marito Antoni, il quale compare nel film  sotto forma di presenza che osserva i fatti. Lei è inseguita da Joanna, moglie  di Dariusz, un attivista di Solidarnosc in carcere, cliente del marito, che  rifiuta qualsiasi compromesso malgrado i consigli del suo anziano avvocato  (maestro di Antoni). Solo ora Ursula si rende conto di quanto fosse profondo il  suo legame col suo ex-marito e per provare a dimenticarlo, si fa ipnotizzare,  ottenendo il risultato opposto (nel corso dell’ipnosi rivede Antoni). Il film,  nel quale per la prima volta la protagonista è femminile, segna l’inizio del  fortunato sodalizio con Krzysztof Piesiewicz, che collaborerà alle  sceneggiature di tutti i suoi film successivi. 
ore 19.00
  incontro con Krzysztof Wierzbicki
ore 20.00
    I’m so-so (Sto così così, 1995) 
  Regia e sceneggiatura:  Krzysztof Wierzbicki; origine: Polonia/Danimarca; durata: 56’ 
  Realizzato da Krzysztof Wierzbicki, assistente dei  primi film di Kieslowski (Blizna, Amator), questo documentario, premiato  ai festival di Karlovy Vary e di Marsiglia, è una delle ultime interviste  rilasciate dal grande maestro polacco prima della sua improvvisa scomparsa.  Kieslowski, all’apice del suo successo mondiale, confida ad un vecchio amico  ricordi e segreti di una lunga carriera. 
ore 21.00
    La double vie de  Véronique (La doppia vita di Veronica, 1991)
  Regia: Krzysztof  Kieslowski; soggetto e sceneggiatura: K. Kieslowski, Krzysztof  Piesiewicz; interpreti: Irene Jacob, Aleksander Bardini, Wladislaw Kowalski,  Halina Griglaszewska; origine: Francia/Polonia; durata: 98’ 
  Weronika è una giovane e brava cantante che vive in  Polonia. Fa un provino per entrare in un coro e riesce a vincerlo, ma è  gravemente malata di cuore. Nel giorno del suo esordio a teatro muore  improvvisamente sulla scena. Véronique vive in Francia. Anche lei canta molto  bene e anche lei soffre di cuore. Un marionettista le spiega il significato  delle sue strane premonizioni con l’esistenza di un “doppio” in Polonia, con la quale Véronique si è  fortuitamente incontrata nel corso di una manifestazione di piazza. Primo film  di Kieslowski prodotto all’estero. Premio a Cannes per l’interprete femminile.
  copia proveniente dal Museo Nazionale del Cinema di Torino
lunedì 19
  chiuso
martedì 20
    ore 17.00
    Blizna (La  cicatrice, 1976)
  Regia: Krzysztof  Kieslowski; soggetto: Romuald Karas; sceneggiatura:  K. Kieslowski; dialoghi: Krzysztof Kieslowski, Romuald Karas; interpreti: Fraciszek Pieczka, Jerzy Stuhr, Mariusz Dmochowski, Halina  Winiarska; origine: Polonia; durata: 104’ 
  L’ascesa e il tramonto di Bednarz, un onesto dirigente di  partito che si impegna nella costruzione di una grande fabbrica proprio nel suo  paese, dove scopre che la popolazione è contraria alla realizzazione di questo  progetto. Lungometraggio d’esordio di Krzysztof Kieslowski, allora oscuro  regista di documentari (il film viene considerato un passaggio tra il  documentario e la finzione). Passò del tutto inosservato, ma alcuni temi della  sua filmografia (le inquietudini morali, l’attenzione alla realtà politica e  sociale) sono già evidenti. 
ore 19.00
    Spokoj (La tranquillità, 1976)
  Regia: Krzysztof  Kieslowski; soggetto e sceneggiatura: K. Kieslowski  da una novella di Lech Borski; dialoghi: K. Kieslowski, Jerzy Stuhr; interpreti: Jerzy Stuhr, Izabella Olszewska, Jerzy Trela, Michal  Szulkiewicz; origine: Polonia; durata: 44’ 
  Antek Gralak è un operaio che, dopo tre anni di prigione  per rissa, vuole rifarsi una vita. Si trasferisce in Slesia e lavora in un  cantiere, dove si scopre che qualcuno vende materiale al mercato nero. Gli operai  protestano e scioperano, ma Gralak non vuole assolutamente saperne. Tuttavia  quando il direttore del cantiere, coinvolto nel traffico di materiale edile,  decide il licenziamento degli attivisti operai, Gralak lo accusa apertamente.  Il film, girato in 16mm e per la televisione polacca, venne “congelato” per  quattro anni (fu proiettato solo nel 1980) perché trattava temi poco graditi al  regime. Ottima l’interpretazione di Jerzy Stuhr (il quale collaborò anche ai  dialoghi), che divenne uno degli attori preferiti di Kieslowski. 
ore 20.00
  tavola rotonda con Serafino Murri, Jerzy Stuhr e Sergio   Toffetti 
ore 21.00
    Amator (Il cineamatore, 1979)
  Regia: Krzysztof Kieslowski; soggetto e sceneggiatura: K. Kieslowski; dialoghi: K.  Kieslowski e Jerzy Stuhr; interpreti: Jerzy Stuhr, Malgorzata Zabrowska, Ewa  Pokas, Stefan Czyzewski; origine: Polonia; durata: 112’ 
  Filip Mosz, economo di un’azienda statale, in occasione  della nascita di sua figlia, compra una cinepresa per riprendere il lieto  evento. Venutolo a sapere, il direttore gli chiede di filmare una festa della  fabbrica e gli regala un cavalletto. L’economo si appassiona al cinema e  comincia a girare film amatoriali, ma nello stesso tempo il suo rapporto con la  moglie è sempre più difficile. Il film, vincitore al Festival del cinema  polacco di Gdynia e di altri premi a Mosca e Berlino, ha segnato il primo  successo del regista polacco. Zanussi interpreta se stesso. 
mercoledì 21
    ore 17.00
    Przypadek (Il destino  cieco, 1981)
  Regia: Krzysztof  Kieslowski; soggetto e sceneggiatura: K. Kieslowski; interpreti: Boguslaw  Linda, Tadeusz Lomnicki, Boguslawa Pawelec, Zbigniew Zapasiewicz; origine:  Polonia; durata: 122’ 
  Witek, uno studente di medicina, avendo saputo della  morte del padre, sta per prendere un treno per Varsavia. Tre sono le possibili  variazioni che, in seguito a questo episodio banale, potrebbero influenzare il  resto della sua vita: Witek prende il treno, incontra un comunista onesto e  diventa un attivista del Partito. Oppure, nel secondo episodio, corre per prendere  un treno e urta contro un agente della polizia ferroviaria e viene arrestato.  Infine, nel terzo episodio, perde il treno e incontra una ragazza che aveva  conosciuto all’università. 
ore 19.15
    Krótki film o zabijaniu (Breve film sull’uccidere, 1987)
  Regia: Krzysztof  Kieslowski; soggetto e sceneggiatura: K. Kieslowski, Krzysztof  Piesiewicz; interpreti: Mirosław Baka, Krzysztof Globisz, Jan Tesarz, Zbigniew  Zapasiewicz; origine:  Polonia; durata: 85’ 
  Un giovane sbandato uccide un tassista in modo  atroce e senza un apparente motivo. È condannato a morte e impiccato. La  costruzione narrativa segue parallelamente i percorsi di tre personaggi (il  ragazzo, il tassista e il giovane avvocato difensore). Versione più lunga  destinata alle sale e inedita in Italia del Decalogo 5. Già nella  versione breve era uno degli episodi più toccanti dell’intera serie; rimane  esemplare per la freddezza dell’osservazione, per la durezza degli omicidi (ne  traspare in tutta la sua crudezza il “male” insensato dell’uccidere) e per  l’ottima fotografia di Idziak. Pur osteggiato all’epoca in patria, permise a  Kieslowski (che vinse il Premio Speciale della Giuria a Cannes) di farsi  conoscere a livello internazionale.
ore 21.00
    Krótki film o milosci (Non desiderare la donna  d’altri, 1988)
  Regia: Krzysztof  Kieslowski; soggetto e sceneggiatura:  K. Kieslowski, Krzysztof Piesiewicz; interpreti: Grazyna Szapolowska,  Olaf Lubaszenko, Stefania Iwinska, Artur Barcis; origine: Polonia; durata: 87’
  Tomek, un diciannovenne impiegato alle poste, spia  la sua bella vicina Magda con un cannocchiale. Questa attività subordina tutto  il resto e diventa una specie di lavoro. Per poterla vedere, Tomek le spedisce  un falso avviso di pagamento da riscuotere all’ufficio postale dove lavora. Il  ragazzo è così geloso che chiama un pronto intervento a nome di Magda per  interrompere un suo approccio con un uomo. Quando Magda va per la seconda volta  all’ufficio postale per riscuotere un falso mandato di pagamento, Tomek le  dichiara il suo amore e le confessa che la sta spiando. Primo film dell’allora  sconosciuto Kieslowski distribuito in Italia nell’autunno del 1989. Versione  più lunga destinata alle sale del Decalogo 6.
giovedì 22
    ore 18.00
    I’m so and so (replica)
ore 19.00
Regia: Krzysztof  Kieslowski; soggetto e sceneggiatura: K. Kieslowski, Krzysztof Piesiewicz; interpreti:  Henryk Baranowski, Wojciech Klata, Maja Komorowska, Artur Barcis;  origine: Polonia; durata: 53’ 
  Il protagonista, Krzysztof, è un professore di  linguistica che vive col figlio Pawel, un bambino intorno ai dieci anni dotato  di una grande intelligenza. Tra i due c’è una grande intesa. Infatti il  bambino, che ha trovato un cane morto, va dal padre a chiedergli cosa sia per  lui la morte. Alla zia il bambino mostra con  fierezza il suo computer, ma questa, scettica, vuole mostrargli anche i suoi  limiti. Assieme al padre, Pawel sottopone al computer il problema se fosse  potuto andare o meno a pattinare sul lago ghiacciato. Decide così di andare a  pattinare.
ore 20.00
    Dekalog 2 (Decalogo 2, 1988)
  Regia: Krzysztof Kieslowski;  soggetto e sceneggiatura: K. Kieslowski, Krzysztof Piesiewicz; interpreti:  Krystyna Janda, Aleksander Bardini, Olgierd Lukaszewicz, Artur  Barcis, Stanislaw Gawlik; origine: Polonia; durata: 57’ 
ore 21.00 
    Dekalog 3 (Decalogo 3, 1989)
  Regia: Krzysztof  Kieslowski; soggetto e sceneggiatura: K. Kieslowski, Krzysztof Piesiewicz. Fotografia:  Piotr Sobocinski. Musica: Zbigniew Preisner. Interpreti: Daniel Olbrychski, Maria  Pakulnis, Joanna Szczepkowska, Artur Barcis, Krystyna Drochocka, Krzysztof Kumor, Dorota Stalinska. Origine: Polonia. Durata: 56’ 
  Alla vigilia di natale il  tassista Janusz torna a casa vestito da Babbo Natale. Poi con tutta la famiglia  vanno alla messa di mezzanotte. Qui incontra Ewa, una sua vecchia amante. Poco  dopo questa chiede a Janusz aiutarla a cercare Edward, l’uomo per cui lei lo  aveva lasciato tre anni prima. Insieme passano la notte a cercarlo dappertutto,  alla stazione e negli ospedali, ma senza risultato. 
  per gentile concessione di Mikado Film
venerdì 23
    ore 18.00
Regia: Krzysztof Kieslowski; soggetto e sceneggiatura: K. Kieslowski, Krzysztof Piesiewicz; interpreti: Adrianna Biedrzinska, Janusz Gajos, Artur Barcis, Adam Hanuszkiewicz, Jan Tesarz; origine: Polonia; durata: 55’
Anka è una studentessa dell’Accademia di arte drammatica. Vive col padre Michal, un architetto intorno alla quarantina. È il lunedì di pasqua e Michal deve partire. Anka trova a casa una busta sulla quale, con la calligrafia paterna, è scritto “aprire dopo la mia morte”. Dopo molte esitazioni decide di aprirla e dentro vi scopre una lettera di sua madre indirizzata a lei. Quando torna il padre Anka gli legge il contenuto della lettera della madre nella quale le dichiarava che Michal non era il suo vero padre.ore 19.00
    Dekalog 7 (Decalogo  7, 1989)
  Regia: Krzysztof  Kieslowski; soggetto e sceneggiatura: K. Kieslowski, Krzysztof Piesiewicz; interpreti:  Anna Polony, Maja Berelkowska, Wladislaw Kowalski, Boguslaw Linda; origine:  Polonia; durata: 55’ 
  Majka è una ragazza che ha avuto una figlia  nell’adolescenza da una relazione con il suo professore del liceo. Ma sua  figlia Ania è stata sempre stata considerata figlia di Ewa, madre di Majka.  Quest’ultima ha appena ricevuto un visto per il Canada e vorrebbe portar via  con sé sua la figlia naturale, ma all’ufficio passaporti gli dicono che deve  ricevere l’autorizzazione di Ewa, ovvero di quella che secondo i documenti è la  madre della piccola. Majka allora rapisce la figlia e la porta da Wojtek, padre  naturale di Ania. 
ore 20.00
    Dekalog 8 (Decalogo 8, 1989)
  Regia: Krzysztof  Kieslowski; soggetto e sceneggiatura: K. Kieslowski, Krzysztof  Piesiewicz; interpreti: Maria Kosialkowska, Teresa Marczewska, Artur Barcis,  Tadeusz Lomnicki; origine: Polonia; durata: 55’ 
  Zofia è un’anziana insegnante di Filosofia Morale  che tiene una lezione all’università sull’etica. A questa lezione assiste  Elzbieta, la sua traduttrice americana, la quale le racconta la sua storia.  L’insegnante si rende conto che Elzbieta era quella ragazzina ebrea che nel ’43  si era rifiutata di proteggere e che fortunosamente era sfuggita ai nazisti,  così la invita a cena. Lungo la strada decidono di passare nel vecchio palazzo  dove era successo l’episodio che Elzbieta aveva raccontato. 
  per gentile concessione di Mikado Film
ore 21.00
    Blizna (replica)
sabato 24
    ore 18.00
    Dekalog 9 (Decalogo  9, 1989)
  Regia: Krzysztof  Kieslowski; soggetto e sceneggiatura: K. Kieslowski, Krzysztof  Piesiewicz; interpreti: Ewa Blaszczyk, Piotr Machalica, Artur Barcis, Jan  Jankowski; origine: Polonia; durata: 58’ 
  Roman, un affermato cardiologo, viene informato da  un collega di essere diventato impotente. Va da Anna, la moglie, per riferirle la notizia. Lui cerca di convincerla dell’opportunità di lasciarlo,  lei, al contrario, vuole rimanere al suo fianco. Il cardiologo, che si è  insospettito per alcune telefonate mute che ha ricevuto a casa, applica una  spia al telefono. Da alcune tracce scopre che la moglie aveva una relazione con  uno studente, col quale si vedevano a casa della madre di Anna. 
ore 19.00
Regia: Krzysztof  Kieslowski; soggetto e sceneggiatura: K. Kieslowski, Krzysztof Piesiewicz. Fotografia: Jacek Blawut.  Musica: Zbigniew Preisner. Interpreti: Jerzy Stuhr, Zbigniew Zamachowski,  Henryk Bista, Olaf Lubaszenko, Maciej Stuhr, Jerzy Turek, Anna Gornostaj,  Henryk Majcherek, Elzbieta Panas, Dariusz Kozakiewicz. Origine: Polonia. Durata: 57’ 
  Un uomo muore, lasciando in eredità ai suoi due  figli, Jerzy e Artur, una preziosa collezione di francobolli. Anche se i due  sanno ben poco dei francobolli, non vogliono venderla. Scoprono che un  francobollo è molto importante per completare la collezione e per acquistarlo  Jerzy dona un rene al proprietario del francobollo, che ne ha bisogno per sua  figlia. 
  per gentile concessione di Mikado Film
ore 20.30
    La double vie de Veronique (replica) 
  copia proveniente dal Museo Nazionale del Cinema di Torino
domenica 25
    ore 17.00
    Przypadek (replica)
ore 19.15
    Krótki film i  milosci (replica)
ore 21.00
    Amator (replica)
lunedì 26
  chiuso
martedì 27
    ore 17.00 
    Krótki film o  zabijaniu (replica)
ore 19.00 
    Bez konca (replica)
ore 21.00
    Spokoj (replica)
mercoledì 28
    ore 17.00
    Trois coleurs: film bleu (replica)
  copia proveniente dal Museo Nazionale del Cinema di Torino
ore 19.00
    Trois coleurs: film blanc (replica)
  copia proveniente dal Museo Nazionale del Cinema di Torino
ore 21.00
    Trois coleurs: film rouge (replica)
  copia proveniente dal Museo Nazionale del Cinema di Torino 
Cinema Trevi - Cineteca Nazionale Vicolo del Puttarello, 25 Info: 06.6781206 - www.snc.it